SENSO ’45, un film di Tinto Brass
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“Senso ’45” segna il ritorno di Tinto Brass a tre anni da “Tra(sgre)dire”, una delle sue opere più giocose.
Questa volta il maestro veneziano, ha deciso di toccare nuovamente il tema “storico” come universo parallelo di una storia d’amore (o meglio di passione e di…”sensi”) forte e distruttiva quale è quella scritta da Boito e portata sullo schermo in passato (con una sceneggiatura edulcorata) da Luchino Visconti.
Brass si attiene fedelmente alle umoralità del testo originale concedendosi come “marchio di fabbrica” lo spostamento dell’azione al 1945 in piena fase di caduta fascista. E come avvenne per i suoi film più celebrati (Salon Kitty, La Chiave e Paprika) il connubio “sesso-periodo storico” è anche questa volta vincente. In “Senso ‘45”, Brass è più misurato, meno “voyeur”, più “regista” del solito nel creare un crescendo di seduzione e autodistruzione, eppure non per questo è “un altro Brass”.
Il suo tocco lo si avverte comunque, ma arriva improvviso, come una “rasoiata” che in un primo momento lascia interdetti (vedi: la lunga sequenza dell’orgia), ma che invece alla lunga fanno di “Senso ‘45” uno dei suoi film più “coerenti” e meno monotoni.
Che Brass sia una cineasta/cinefilo lo si sa e anche questa volta si potrebbe indire un quiz per scovare tutti i riferimenti “colti” che ha inserito nel suo film: dalla donna uccisa a mitragliate mentre corre (Roma città aperta di Rossellini) alle sequenze acquatiche (L’Atalante di Vigo), fino a quel “montaggio delle attrazioni” per il quale potremmo scomodare Ejisenstein.
Veniamo ai protagonisti: Anna Galiena, da anni celebrata più all’estero che in patria (in Italia invece, continuiamo a “coltivare” veline e letterine, spacciandole per “attrici emergenti”!) si cala con naturalezza nei difficili panni della protagonista, e la sua interpretazione cresce di intensità insieme al film; Gabriel Garko, reduce dalla ottima interpretazione ne “Le fate ignoranti”, continua felicemente il suo momento “magico”, con un personaggio cinico e vizioso, che tratteggia con tocchi da vero protagonista.
Gli altri interpreti, tra cui ricordiamo il grande Franco Branciaroli, servono da “sostegno” ad un film che è un vero “passo a due” tra la Galiena e Garko.
Non mancano le giovani bellezze nostrane come Erika Savastani (“feticcio brassiano”, già vista in Così fan tutte e Fermo Posta), Simona Borioni e Loredana Cannata (talentuosa attrice siciliana, lanciata da Grimaldi nel pasoliniano “La donna lupo”) che nel film però, si spogliano con parsimonia.
E un piccolissimo ruolo lo hanno anche Carla Solaro (anche lei protagonista di “Fermo posta”) e Max Parodi (Monella e Tra(sgre)dire).
In definitiva “Senso ‘45” è un melodramma riuscito, che appassiona, intriga, eccita e diverte (le sequenze con Franco Branciaroli, autentica “maschera goldoniana”, e il “trenino” durante l’orgia sono da esempio) e che rilancia alla grande Brass (in “odore” di Cannes), a pochi mesi dalla sua “celebrazione” francese, nella speranza che anche in Italia il pubblico, ma soprattutto i giornalisti e i critici riescano a giudicare un film senza pregiudizi “sessuofobici” (per usare un termine caro al “maestro”) ma con la obiettiva constatazione di meriti ad un professionista come pochi altri.