Red Riding Hood di Giacomo Cimini
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Un Cappuccetto rosso in versione thriller
Con venature tratte da massicce letture dei romanzi di Stephen King e, soprattutto, con una forte rivisitazione del cinema di Dario Argento, nasce, per stessa ammissione dell’autore, questo Red Riding Hood (omologo del nostro Cappuccetto rosso), un interessante psycho-thriller dell’esordiente Giacomo Cimini. Film agile, ben girato e con forti iniezioni di adrenalina, che dal suo arco scocca almeno tre frecce forse destinate a far centro nei box office: un’accentuata ironia post-Argento, un notevole sviluppo della Roma notturna vista come location surreale e una lucida follia di violenze che pare fotografare certa odierna cronaca nera di marca adolescenziale. Non a caso, quest’ultima freccia è presente anche nel sottotitolo del film che recita, con finta ipocrisia: no teenager should see, vale a dire che nessun teenager dovrebbe mai vedere. Senza dare eccessivo peso al sottotitolo, dobbiamo pur notare che la parte principale del film, quella dell’adolescente Jenny McKenzie, dal passato familiare molto travagliato, che vorrà vendicare ogni ingiustizia incontrata sul suo cammino, è sostenuta dalla bravissima tredicenne Susanna Satta, ragazza italo-americana che frequenta la scuola Americana Internazionale di Roma. Dunque, si può arguire che il film di Cimini, come sottofondo, non si limiti a delineare uno psycho-triller di pura fiction, ma faccia rivestire alla protagonista le possibili reazioni di una ragazzina che coabita con i mostri di una realtà alienata (impersonata dall’alter ego George, con maschera di lupo); una realtà che non è certo difficile associare alla cronaca omicidiaria di questi ultimi anni.
Sul piano della recitazione, oltre alla protagonista, c’è da evidenziare l’ottima parte sostenuta da Kathleen Archebald (nonna di Jenny, attrice mancata), rivisitazione evidente del fortissimo ruolo di Clara Calamai nel Profondo Rosso di Dario Argento. Oltre al suo, i convincenti ruoli di Robert Purvis (tutor di Jenny), Justine Powell (una ladra), Remo Remotti (un filosofo romano), Marc Fiorini (un dentista fedifrago), Antonella Salvucci (l’amante del dentista) e di Iaoun Gunn (un barbone) che disegnano ottimi ritratti di contraltare di Jenny o di vittime designate senza cadere in alcun clichet di genere.
I molti attori presenti nel cast, tutti in grado di recitare in perfetto inglese, sottolineano la vocazione del produttore del film, Ovidio Assonitis, presente all’anteprima del film svoltasi nella Sala Fellini di Cinecittà Studios, di operare attraverso il team KOA FILMS ENTERTAINMENT con l’obiettivo di riportare il cinema italiano alla ribalta internazionale. In bocca al lupo, Ovidio! E’ il caso di dirlo…