QUARTIERI DELL’ARTE VOLA IN RUSSIA
QUARTIERI DELL’ARTE VOLA IN RUSSIA
Live a Ekaterinburg (Urali) e online da Palazzo dei Papi di Viterbo, il Festival non si ferma.
Venerdì 20 novembre (ore 12.00) in scena live al Teatro Kolyada di Ekaterinburg e in streaming sul sito e sui social del Festival
Sabato 21 novembre presentazione in diretta online dal Palazzo dei Papi di Viterbo
A SHAKESPEARE/MARLOWE DIGITAL DIPTYCH
di Gian Maria Cervo e Nikolay Kolyada
con Lorenzo Grilli, Konstantin Itunin, Alexey Romanov, Daria Kizingasheva, Daria Kvasova, Dario Guidi, Luigi Cosimelli, Nikolay Kolyada
A Shakespeare/Marlowe Digital Diptych è un progetto cross-mediale bilingue nato dall’incontro del drammaturgo e curatore italiano Gian Maria Cervo e il regista e drammaturgo russo Nikolay Kolyada. Il dittico – che sarà recitato in russo e in italiano, con sopra-titoli in italiano e in inglese – si compone di due riscritture brevi, Amleto – un’Ofelia di Più e Musica o un altro nome per la tempesta, ed è un progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, nell’ambito del progetto Vivere all’italiana sul palcoscenico.
Il progetto include una messa in scena teatrale in prima mondiale al Teatro Kolyada di Ekaterinburg che il prossimo 20 novembre che sarà trasmessa in streaming sui siti e sui social del Festival e un video che sarà proiettato e trasmesso attraverso social e televisioni successivamente. Il 21 novembre sarà realizzata anche una presentazione per il pubblico online dal Palazzo dei Papi, luogo dove Orson Welles girò il suo “Otello”, scelto per questo motivo e per la sua medievalità da Kolyada per girare le parti video dello spettacolo. Inoltre appena possibile sarà realizzata una conferenza-spettacolo del progetto in un luogo legato alla cultura elisabettiana e alla messa in scena shakespeariana.
Gian Maria Cervo è un drammaturgo e curatore italiano rappresentato da alcune delle più importanti istituzioni teatrali del mondo (Burgtheater di Vienna, Deutsches Theater di Berlino, Residenz Theater di Monaco di Baviera, Centro Meyerhold di Mosca, Shanghai Theatre Academy, Heidelberger Stueckemarkt, Deutsches Schauspielhaus in Hamburg, Piccolo Teatro di Milano, Teatro Argentina di Roma, Romaeuropa Festival ecc. ecc.) che da curatore ha approfondito il rapporto tra poesia rinascimentale e barocca italiana, teatro elisabettiano e pittura italiana rinascimentale e protobarocca. La sua caratteristica è quella di scrivere commedie super-contemporanee, a volte in rinomati collettivi transnazionali, in cui certe suggestioni iconografiche e letterarie affiorano sorprendentemente o in maniera misteriosa. Da questi interessi di Cervo e da un suo dialogo con il grande regista russo Nikolay Kolyada, nasce l’idea di “A Shakespeare/Marlowe Digital Diptych” che si compone di due opere del drammaturgo italiano, una già esistente dal titolo Amleto – un’Ofelia di Più, l’altra creata appositamente per l’occasione, Musica o un altro nome per la tempesta che collega, secondo suggestioni elaborate dai saggi di Harold Bloom, le figure di Prospero e di Faustus: partendo dalla considerazione che Prospero è la traduzione italiana del latino Faustus, Bloom ipotizza una sperimentazione shakespeariana che parte dall’inserimento della figura faustiana di Marlowe in un contesto di commedia. Per Cervo le vicende di Faustus costituiscono il flashback delle vicende di Prospero.
Amleto – un’Ofelia di Più è una sorta di Amleto alla Black Mirror in cui viene immaginato un principe in un futuro prossimo, dentro una sala ipertecnologica del suo palazzo dove può evocare ricordi del passato gridando “flashback” e giocare con cyborg, automi e intelligenze artificiali. In definitiva, Amleto è un principe rinascimentale in una corte medievale e corrotta. E l’opera si interroga su quanto la tecnologia digitale stia creando un nuovo Medioevo, un mondo in cui torna a valere la “notizia tradizionale”, quella che nasce dal ventre della comunità anziché dalla verifica di documenti e fatti. La storia ruota attorno alla morte di Ofelia ed è basata sui saggi di Bloom. Amleto padre è in realtà il Tamerlano marloviano.
Musica o un altro nome per la tempesta parte dall’idea che “se si pensa a un Prospero contemporaneo, a figure isolate e demonizzate nel mondo di oggi, indipendentemente dalla forma politica che i vari stati si danno, vengono subito in mente intellettuali e pornografi. Mentre si assiste a uno sviluppo dell’umanità sempre più orientata alla politically correctness e alla bellezza esteriore e in preda all’ignoranza.” Ci si trova così in un mondo in cui i Ferdinando e i Calibano si somigliano sempre di più. “Ma – precisa ancora Cervo – non ho voglia di fare alcuno statement su intellettualità o pornografia. Voglio solo creare più discorso attorno a questi temi. Nel mio corto teatrale c’è più un senso di ricerca e scoperta piuttosto che un senso di statement definito e definitivo”.
La trasformazione dei personaggi principali dell’Amleto in quelli della Tempesta allude a un processo sia alchemico che politico. Lo spettacolo, che si presenta dunque con un double-bill, è diretto da Kolyada e prevede un cast composto da attori e musicisti russi dell’ensemble del Kolyada Theatre e 3 attori-performer-musicisti italiani giovani diplomati presso alcune delle migliori scuole di arti performative italiane. Attori live intratterranno rapporti con personaggi virtuali che appariranno su schermi disseminati sul palcoscenico.
Il progetto consolida l’immagine internazionale di un drammaturgo italiano come Cervo che lavora su un heritage in cui le suggestioni italiane sono forti e di acquisizione di esperienza e skills per tre giovani interpreti italiani che potranno lavorare con un importante metteur en scene russo lodato per la sua modernità da testate di indiscusso prestigio internazionale come il New York Times e che il critico e studioso americano John Freedman ha definito come uno dei “padri” e “madri” del movimento teatrale contemporaneo della Federazione russa. Per le rappresentazioni dello spettacolo, recitato in russo e italiano, si prevedono sopra-titoli sia in italiano che in inglese.
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