«Prepara il tuo profilo migliore». Suona più come un ordine che come un complimento; comunque è così che Leonardo Pieraccioni ha “reclutato” Luisa Ranieri lo scorso marzo, appena una settimana prima dell’inizio delle riprese di Il principe e il pirata, in uscita in questi giorni.
Lui, in realtà, l’aveva scelta già dal provino organizzato mesi addietro, ma aveva preferito non dirglielo. «Perché», racconta lei, «gli sembrava strano di aver trovato l’attrice giusta così facilmente».
E perché ha voluto proprio te?
«Perché ero perfetta per la parte, avevo l’elemento materno per quel ruolo. Chiara – il mio personaggio – è la moglie separata di Leopoldo (Pieraccioni). Lei, in vacanza con il nuovo fidanzato, è raggiunta dal marito ancora innamorato, che le vuole presentare il fratellastro Gimondi (Ceccherini) e cerca di riconciliarsi con lei».
Si è letto di te…
«Di tutti i colori».
No, direi non abbastanza. Dove e quando sei nata?
«Napoli, 16 dicembre 1973: sono un Sagittario».
Hai un curriculum teatrale molto serio: Cechov, Shakespeare, Fassbinder…
«Assolutamente… (ride) ora sono proprio in altre sfere».
Perché questo salto?
«È stato casuale. Nella vita accadono piccoli eventi che cambiano una grande situazione. Mi sono avvicinata al cinema senza accorgermene: facevo pubblicità ed è arrivato il primo film».
Dal teatro al cinema di Pieraccioni senza tentennamenti?
«Sì, perché era il mio primo film. Non ci sono scene di nudo (c’è un bacetto) e il personaggio è divertente. Per me era una possibilità, perché no? Sarebbe stato presuntuoso tentennare, tra l’altro Pieraccioni è uno dei più bravi a fare quel genere. Nella vita bisogna saper aspettare, perché le cose belle arrivano, se uno ha pazienza e mette i semini. Questa è la mia filosofia di vita. È valsa la pena abbandonare per un momento il teatro e fare nuove esperienze, però sono sicura che tornerò indietro, anche se per brevi periodi. Magari quando mi voglio riposare».
Riposare?
«Il teatro ha un ritmo più lento. E il contatto diretto con il pubblico è un continuo dare e ricevere energia. Il cinema è più veloce, bisogna stare nei tempi, nelle inquadrature, in quel momento, in quel posto: è più faticoso, però lavorando con Antonioni ho scoperto che mi piace molto».
Appunto: stai girando Il filo pericoloso di Michelangelo Antonioni, uno dei tre episodi del film Eros. Come è entrato Antonioni nella tua vita?
«Un fulmine a ciel sereno. Avevo finito di girare Il principe e il pirata. Volevo aspettare l’uscita del film e cercare qualcos’altro che mi interessasse davvero. Un giorno il mio agente mi ha detto che Antonioni stava preparando un film, aveva visto una mia foto e voleva incontrarmi. Mi aveva premesso che ci sarebbero state scene di nudo. Quando l’ho conosciuto ero emozionatissima.
Lui mi guardava come un bambino, mi guardava le mani, i piedi, mi ha chiesto di fargli vedere bene le gambe, mi ha chiesto di parlare in inglese. Abbiamo chiacchierato un po’ e poi mi ha mandato a prendere un caffé. Ritornata a casa sua, ho trovato gli altri due attori, Christopher Bucholz e Regina Nemni. E ho capito che ero nel film. I dubbi per le scene di nudo mi sono venuti dopo. Ma penso di aver avuto fortuna a lavorare con Antonioni. Ogni giorno imparo qualcosa».
Qual è la tua parte nel film?
«Sono la ragazza che il protagonista incontra all’inizio, ne rimane rapito e la segue fino a casa. Lì inizia la loro storia e il gioco. Il gioco dell’erotismo, come lo vede Antonioni». Ti imbarazza girare scene di sesso? «Abbiamo girato una scena forte, ma sono da sola. Ormai i rapporti sessuali nei film, anche quelli espliciti, non hanno niente di erotico: Antonioni ti fa vedere dell’altro, il sottinteso che sprigiona l’erotismo». Teatro, cinema… e la televisione? «Anche: inizio con una commedia per Mediaset con Lorenza Indovina, Neri Marcorè e la Gialappa’s Band. Si vedrà in primavera. La televisione va fatta, ma scegliendo le cose che ti piacciono, non perché devi esserci a tutti i costi».