Alba Cuomo: “Ho raccolto le voci della popolazione irpina”
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La co-protagonista di “…E dopo cadde la neve” di Donatella Baglivo, racconta la sua emozionante esperienza vissuta durante le riprese di un film-verita’ che rievoca il disastroso terremoto verificatosi in Irpinia nel 1980.
Alba Cuomo, assieme a Santo Bellina, e’ la straordinaria protagonista del film “… E dopo cadde la neve”, di prossima uscita nelle sale italiane. Un’intensissima pellicola, ottimamente diretta da Donatella Baglivo, che in toni assolutamente realistici ripercorre quanto accadde in Irpinia prima e dopo il disastroso terremoto del 23 novembre 1980. L’estremo verismo del film, che a volte sembra proprio richiamare il ciclo dei vinti del Verga, è il risultato di una sceneggiatura che intesse il proprio contenuto narrativo attingendo sempre da fatti e vicende realmente accadute. Una potente “presa diretta” col vissuto di tante storie drammatiche che per gli attori, come si puo’ ben capire, ha comportato un coinvolgimento emotivo e professionale di enorme portata. Anche perche’ il cast, durante le riprese, spesso si trovava a lavorare a stretto contatto con le persone del luogo, quindi anche con i testimoni diretti del terremoto, in un’atmosfera assolutamente surreale che tendeva a saldare la fiction documentaristica ad una sorta di psicodramma collettivo. Un’esperienza unica e densa di grandissime emozioni, quindi, che l’attrice Alba Cuomo, anche a distanza di mesi dal primo ciak, ci racconta con inesausta partecipazione emotiva.
Seppur giovanissima non sei all’esordio cinematografico, ma credo il ruolo di Maria in “…E dopo cadde la neve” sia risultato particolarmente impegnativo. E’ vero?
“Verissimo! Perche’ Maria e’ stato un personaggio che raccoglieva veramente le voci di tutti. Le voci di tutta la popolazione dell’Irpinia. E in un certo senso anche vicino a me, alle mie radici: sono pugliese, con origini di Castellammare di Stabbia, quindi molto vicine alla terra rappresentata nel film. Percio’ ho dato vita al personaggio di Maria con una sensazione di estrema vicinanza, raccogliendo e inglobando la sofferenza e l’amore per la propria terra di tutte la gente che mi stava attorno. All’inizio e’ stato un po’ difficile, perche’ la gente si avvicinava, raccontava, voleva osservare il nostro lavoro. Ma poi, quella stessa partecipazione, vissuta nel cuore delle zone colpite dal sisma, mi ha consentito di trasferire un lavoro molto emozionale sul personaggio”.
Tecnicamente parlando invece, come hai costruito il personaggio di Maria?
“Per prima cosa ho letto il copione. Tutto. Poi ho fatto mio il personaggio di Maria passeggiando al di fuori del set. Percorrendo non solo le location, ma avvicinandomi alla gente e osservando il loro modo di vestire, ammirando gli splendidi panorami del luogo, respirandone l’aria, assaporando il cibo locale. Quindi ho fatto mio il personaggio prendendo un po’ tutto, innestandomi nel territorio in maniera del tutto naturale”.
Dato che il film di Donatella Baglivo e’ tratto interamente da storie vere, durante il periodo di riprese avrai sicuramente incontrato piu’ di una persona testimone del terremoto in Irpinia. Che emozione hai provato in quegli incontri?
“Dolore. Immenso dolore. Una ragazza che il giorno del terremoto aveva nove anni, ad esempio, mi ha raccontato che la sera del 23 novembre si stava preparando i libri per il giorno dopo, tra cui un libro di favole che doveva restituire ad un’amica di scuola. Nel momento in cui riordinava la cartella si scateno’ il sisma, e lei scappo’ fuori casa assieme ai parenti. Per strada trovo’ l’amichetta, morta assieme alla famiglia. Suo padre, carabiniere, intanto era rimasto bloccato dalla caduta di una trave. Lei vide tutti quei drammi con i suoi occhi. E in un momento perse tutti i conoscenti che aveva attorno: amichetti di scuola e vicini di casa. A quel racconto ho pianto assieme a lei per il suo dolore provandone altrettanto. Sempre questa ragazza mi ha raccontato che poi lei e la sua intera famiglia, 6-7 persone, hanno vissuto per cinque anni in una tenda. Spazzavano tutto il giorno l’acqua fuori dalla tenda perche’ pioveva in continuazione. Poi altri quattro anni in una roulotte. Quindi, dolore e tanta, tanta forza. Questo mi ha insegnato l’importanza della forza di continuare a vivere nella sofferenza vera”.
Lo scorso 23 novembre 2005 il film e’ stato proiettato a Lioni, in provincia di Avellino, uno dei centri piu’ colpiti dal terribile sisma di venticinque anni fa. Che tipo di reazioni vi sono state da parte della popolazione?
“Nella sala uno, dove ero io, prima che iniziasse il film ho osservato tutta la gente che c’era, a parte gli ospiti piu’ noti. E in modo particolare mi hanno colpito i volti di alcune persone molto anziane sopravvissute al terremoto, con facce segnate dal sole, dal lavoro, dalla fatica. Erano li’ che aspettavano di vedere sul grande schermo come avevamo raccontato le loro storie. Ma soprattutto ho letto nei loro occhi un ricordo sempre presente di quell’antico dolore. Infatti, due signore, ho saputo dopo, non ce l’hanno fatta ad assistere a tutta la proiezione e se ne sono andate via. Perche’ quelle immagini erano troppo dolorose, troppo vere e sicuramente rispecchiavano in pieno le loro esperienze vissute in prima persona.
Alla fine del film, molti si sono avvicinati a me e ai miei colleghi ringraziandoci perche’ avevamo preso a cuore questo caso e questa terra. Aggiungendo che ci eravamo comportato da veri irpini. Questo mi ha fatto molto onore”.
Alla Casa del Cinema di Roma, dove il film della Baglivo e’ stato presentato alla stampa, ho notato tra voi attori una straordinaria coesione, come mai mi era capitato di vedere. Cos’e’ che vi ha reso cosi’ uniti?
“Sono convinta che la storia raccontata nel film abbia colpito il canale emozionale di ognuno di noi. Questo ci ha sicuramente accomunati. Anche nel non interrompere le riprese (perche’ abbiamo avuto delle serie difficolta’) con l’ostinazione e l’obiettivo di non deludere la gente irpina che contava sulla realizzazione del nostro progetto per non disperdere delle memorie che altrimenti sarebbero andate perdute. Poi, per quanto mi riguarda, mi sono innamorata dell’Irpinia e delle persone che ho incontrato appena sono arrivata in quei luoghi. Ma questo e’ successo a tutto il gruppo di attori. Difatti, quando la gente ci offriva la casa, ci incitava a continuare, ci siamo detti che il film dovevamo portarlo a casa. Con tutto l’amore che potevamo e contro ogni avversita’”.
E’ vero che il basso budget imposto dai finanziamenti ha rischiato di interrompere la lavorazione del film?
“Si’, perche’ gia’ all’ottavo giorno di riprese, in una riunione fra la troupe e gli attori, io e Santo Bellina (co-protagonista del film, n.d.r), abbiamo capito che i pilastri eravamo noi. Se avessimo ceduto, la troupe avrebbe detto addio al film. Donatella Baglivo ci ha lasciato massima liberta’ di scelta in quella occasione. E nella riunione decidemmo: noi ci stiamo! A costo di sopportare tutte le difficolta’. E cosi’ e’ stato”.