Humphrey Bogart, il duro dal cuore romantico
L’American Film Institute lo ha definito «la più grande stella maschile di tutti i tempi». Per Ernest Hemingway il suo era «Il volto d’uomo più interessante che abbia mai conosciuto». Humphrey Bogart non è solo una delle più note icone di Hollywood, ma un personaggio che ha segnato l’immaginario cinematografico come pochi altri.
Nasce a New York il 25 dicembre del 1899. Suo padre è un affermato chirurgo di origine olandese, sua madre un’illustratrice dalle radici irlandesi. È un giovane sensibile e ribelle, cresciuto nella Grande Mela, che un giorno decide di abbandonare gli studi e di arruolarsi in marina. A questa circostanza si fa risalire la sua cicatrice sul labbro superiore, ferita che oltre che a contraddistinguerlo nell’aspetto ha influenzato anche il suo modo di parlare. Non è semplice ricostruire con esattezza la sua vita. All’epoca le case di produzione hollywoodiane cercavano di costruire non solo grandi miti sullo schermo, ma anche carismatici divi nella vita di tutti i giorni. Si mettevano in circolazione voci false sul conto degli attori in modo deliberato, al fine di accrescere la loro fama e l’aura di mistero che aleggiava intorno alla loro figura.
Sappiamo con certezza che a partire dal 1920 Humphrey Bogart si dedica alla recitazione, esordendo in teatro. Nel 1934 inizia a far parlare di sé, interpretando il ruolo di Duke Mantee nello spettacolo La foresta pietrificata di Robert E. Sherwood. Due anni dopo approda al cinema con la versione cinematografica di quest’opera. Continua a lavorare nel cinema e si afferma principalmente nel ruolo di criminale senza scrupoli. Tuttavia, qualcuno inizia a vedere qualcosa di più in nella sua figura. Humphrey Bogart è molto diverso i divi hollywoodiani della sua epoca. La sua bellezza non è di certo canonica, è un uomo per molti versi comune, eppure pochi risultano tanto magnetici e misteriosi. Non è molto alto, raggiunge il 1,73 m di altezza. La sua espressività apparentemente non è così spiccata, ma come ha dichiarato egli stesso: «Se qualcuno ti punta la pistola, il pubblico lo sa già che sei spaventato. Non hai bisogno di fare smorfie». Il suo viso però buca lo schermo. Secondo Pino Farinotti, Bogart «ha una certa maschera particolare, un po’ sofferente che funziona». Nel 1941 interpreta con successo il ruolo di Roy Earle, criminale eroico e redento, nel film Una pallottola per Roy diretto da Raoul Walsh. Nello stesso anno è protagonista de Il mistero del falco, grande noir di John Huston. Lo vediamo apparire sugli schermi in impermeabile, con un cappello a larghe tese e la sigaretta che pende da un angolo della sua bocca.
Questa caratterizzazione funziona moltissimo, tanto da essere riproposta anche in quello che sarà uno dei film più visti e amati di sempre, Casablanca di Michael Curtiz. Nel film, uscito nelle sale cinematografiche nel 1942, Humphrey Bogart veste i panni di Rick Blaine, il gestore di un caffè di Casablanca, il Rick’s Café Américain. La Seconda Guerra Mondiale mette in ginocchio l’Europa. L’americano, trasferitosi in Marocco, ha un passato avvolto dal mistero, è stato trafficante d’armi e combattente, ma ora ha l’aria disillusa di un uomo cinico e di poche parole. Solo in apparenza però perché, sebbene Rick sembri un uomo dal cuore inscalfibile, in realtà, senza dar troppo nell’occhio, si adopera in ogni modo per assistere chi lo circonda. Al casinò, ad esempio, decide di aiutare un giovane, permettendogli di coronare il suo sogno d’amore minacciato dalla guerra. Nel film sarà romanticissimo e sofferto il suo grande amore per Ilsa Lund, interpretata dalla splendida Ingrid Bergman. Il rapporto tra i due attori è talmente forte che la moglie di Humphrey Bogart, Mayo Methot, ne diventa terribilmente gelosa. Esasperata, sul set del film darà una coltellata alla schiena all’attore, che per fortuna non verrà ferito in modo grave.
Sempre sul set Bogart conosce anche Lauren Bacall. Tra i due scoppia subito l’amore e la coppia attira sin da subito l’attenzione della stampa. Li separano 23 anni di età. In realtà la loro sarà una delle storie più appassionate e salde della storia di Hollywood, tanto che convoleranno a nozze nel 1945 e dal loro matrimonio nasceranno due figli. Continueranno a lavorare insieme, recitando in pellicole come il Il grande sonno (1946), La fuga (1947) e L’isola di corallo (1949). I due resteranno l’uno a fianco dell’altra nei momenti più difficili, fino alla fine. Negli ultimi anni della sua vita, infatti, Bogart si ammalerà gravemente di tumore ai polmoni e abbandonerà così le scene. Morirà il 14 gennaio del 1957.
Il cinema non mancherà di ricordarlo e di omaggiarlo. Ispirerà molti altri “duri” della storia del cinema, il suo mito sarà rilanciato da Woody Allen in Provaci ancora, Sam, film del 1972. Per ricordarlo con le parole di Lauren Bacall: «In lui c’era qualcosa che traspariva sempre, qualunque ruolo recitasse. Io credo che sarà sempre affascinante: per questa generazione, e anche per tutte quelle che seguiranno. Qualcosa in lui ti faceva dire: “Ecco un uomo che nessuno può comprare”; e nel suo lavoro questo si sente».