Il diluvio di accuse contro Harvey Weinstein non intende fermarsi: dopo la condanna a oltre vent’anni di carcere per aggressione sessuale e stupro, l’ex produttore statunitense dovrà rispondere anche di una accusa di pedofilia.
L’undici marzo Harvey Weinstein era stato condannato a 23 anni di carcere e altri cinque di libertà vigilata per aggressione sessuale e stupro. Lo scorso 20 febbraio era già stato dichiarato colpevole per i reati che gli venivano contestati: lo stupro dell’aspirante cantante Jessica Mann e l’aggressione sessuale ai danni della sua assistente di produzione Mimi Haleyi. Vent’anni per l’aggressione all’ex collaboratrice e tre per lo stupro di terzo grado, ai quali il giudice aveva aggiunto cinque anni di supervisione post sentenza.
Nelle ultime ore però si sono fatte avanti altre quattro figure femminili con storie di soprusi subiti da parte del fondatore di Miramax. Le nuove accuse riguardano l’arco temporale che intercorre tra il 1984 e il 2013, le location sono Cannes e Venezia e una delle accusatrici avrebbe subito abusi quando non era ancora maggiorenne: “Mi ha bloccata in stanza, aggredita, malmenata sessualmente e stuprata”. Identificata con il nome fittizio John Doe II, i fascicoli rivelano che Weinstein: “sequestrandole la patente, dicendole che se avesse detto qualcosa a qualcuno di quello che era appena successo, non solo si sarebbe accertato che non recitasse mai in nessun film, ma l’avrebbe anche fatta rintracciare da suoi collaboratori e fatto del male e lei e alla sua famiglia”.
Nel corso del 2020 Weinstein dovrebbe affrontare un secondo processo a Los Angeles, dopo quello infausto chiuso a New York.