Gaetano Scirea, a trent’anni dalla morte, un brano dedicato al campione
DAL 3 SETTEMBRE IN RADIO E IN DIGITALE
“MI CHIAMO GAETANO”
Il brano dell’autore e compositore
GIUSEPPE FULCHERI
dedicato all’indimenticato campione
Da martedì 3 settembre sarà in radio, disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download “MI CHIAMO GAETANO” (Incipit Records/Egea), il brano del compositore, autore e sceneggiatore GIUSEPPE FULCHERI dedicato all’indimenticato campione calcistico GAETANO SCIREA, per la ricorrenza dei trent’anni dalla sua prematura scomparsa.
La metà dei proventi ricavati dalla vendita del brano sarà destinata alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus per sostenere l’Istituto di Candiolo, centro internazionale di ricerca e cura in ambito oncologico.
Prodotto da Ettore Caretta, con la produzione artistica di Alberto Tafuri, “MI CHIAMO GAETANO” è un omaggio di GIUSEPPE FULCHERI al fuoriclasse e all’uomo GAETANO SCIREA, diventato icona assoluta e leggenda sportiva al di là di ogni fede calcistica.
«Sono juventino dalla nascita e ancor di più dal periodo della Juventus di Scirea e Platini, i miei idoli da bambino e da ragazzo – racconta Giuseppe Fulcheri – Una notte dell’inverno scorso ho sognato Gaetano Scirea. Mi sono svegliato all’improvviso, sereno ed emozionato, mi sono alzato dal letto e sono andato a sedermi al pianoforte. In pochi minuti è nata Mi Chiamo Gaetano. Scirea, per me e per tantissima gente, è stato ed è un esempio di vera eleganza, perché la vera eleganza non è mai gridata né ostentata, ma si esprime sottovoce, senza clamore. Il piacere profondo di aver scritto questa canzone sta nell’aver provato a dimostrargli la riconoscenza che ho per lui e per tutto quello che ha regalato alla mia vita di bambino, di adolescente e di adulto».
Sullo sfondo del tragico incidente stradale, la canzone tratteggia la figura di Gaetano Scirea, il mitico libero bianconero con la maglia numero 6, da sempre contraddistinto in campo e fuori per la classe e la signorilità.
«Quando conobbi Giuseppe a casa mia, previa presentazione di un comune amico, ero abbastanza scettica – dichiara Mariella Scirea, la moglie di Gaetano – ma come iniziai ad ascoltare la registrazione del pezzo musicale, una forte commozione mi strinse la gola: Giuseppe era riuscito a mettere in musica i gesti, i sentimenti insomma tutto quello che rappresentava mio marito Gaetano. Così diventammo amici. Io gli sono grata per il pensiero che so essere sincero ma soprattutto per le emozioni che ha saputo far emergere dopo trent’anni in tutti noi familiari e in coloro che hanno conosciuto ed apprezzato Gaetano Scirea».
«Grazie a questo bellissimo brano dedicato a uno dei campioni più amati del calcio italiano per la sua classe e il suo stile – afferma il Direttore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Gianmarco Sala – potremo sostenere il talento dei nostri ricercatori che si impegnano quotidianamente nella sfida contro il cancro».
Gaetano Scirea, uno dei più grandi giocatori della storia della Juventus e della Nazionale Italiana (con cui si laureò campione del mondo nel 1982), apprezzato da tutto il mondo sportivo anche per le sue straordinarie doti umane, è morto in un incidente stradale il 3 settembre del 1989. Si trovava in Polonia nella veste di vice-allenatore della Juventus di Dino Zoff, ruolo assunto subito dopo la conclusione della sua carriera agonistica, per studiare da vicino il Górnic Zabrze, squadra che i bianconeri avrebbero dovuto affrontare nella fase iniziale della Coppa UEFA. L’auto sulla quale viaggiava per raggiungere l’aeroporto e rientrare a Torino prese fuoco, dopo un terribile scontro che non gli lasciò scampo.
Giuseppe Fulcheri è un autore, compositore e sceneggiatore italiano. Nato a Bologna il 29 gennaio del 1972, è docente di “Teoria e tecniche di elaborazione poesia per musica” al Conservatorio “D’Annunzio” di Pescara dal 2011. Ha scritto canzoni per artisti del calibro di Mina, Albano, Anna Oxa, Mino Reitano, Sergio Cammariere, Alexia, Neri Per Caso, Gianni Bella e Silvia Mezzanotte. Ha firmato le composizioni e le liriche di molti spettacoli teatrali e musical, e le colonne sonore di diversi film, fiction e trasmissioni televisive tra cui le canzoni dei film “Tutto l’amore che c’è” per la regia di Sergio Rubini e “Scacco pazzo” per la regia di Alessandro Haber, della fiction “Un medico in famiglia”, delle miniserie “La Uno bianca” con Kim Rossi Stuart e “Il testimone” con Raul Bova, e i programmi televisivi condotti da Teo Mammucari “Libero”, prodotta dalla RAI e “Mio fratello è pakistano”, prodotta da Mediaset. Ha sceneggiato, musicato e prodotto in collaborazione con Rai Cinema, il lungometraggio “Vorrei vederti ballare” per il per la regia di Nicola Deorsola con Giulio Forges Davanzati, Chiara Chiti, Giuliana De Sio, Alessandro Haber, Gianmarco Tognazzi e Paola Barale.
La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus è stata costituita nel 1986 per offrire un contributo significativo alla sconfitta del cancro attraverso la realizzazione in Piemonte di un centro oncologico, l’Istituto di Candiolo (TO), capace di coniugare la ricerca scientifica con la pratica clinica e di mettere a disposizione dei pazienti oncologici le migliori risorse umane e tecnologiche. La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro si occupa di reperire le risorse economiche attraverso attività di raccolta fondi e organizza tutte le iniziative e le manifestazioni necessarie per raggiungere questo scopo. L’Istituto di Candiolo è, infatti, l’unico centro di ricerca e cura del cancro italiano realizzato esclusivamente attraverso il sostegno di oltre 300 mila donatori privati che, grazie alla loro generosità, ne hanno fatto un centro di rilievo internazionale. L’Istituto di Candiolo è anche l’unico “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico” del Piemonte, riconosciuto dal Ministero della Salute, a testimonianza delle importanti scoperte fatte e pubblicate sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. A Candiolo lavorano circa 600 persone tra medici, ricercatori italiani e internazionali, infermieri, personale amministrativo e tecnici. La Fondazione ha previsto per i prossimi anni un importante piano di sviluppo che permetterà all’Istituto di crescere ulteriormente, dotandosi così di nuovi spazi da mettere a disposizione di medici, ricercatori e, soprattutto, dei pazienti e delle persone a loro vicine. L’obiettivo è di curare sempre più persone e sempre meglio.