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EDIPO A COLONO: il contenuto della tragedia

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Edipo, allontanatosi volontariamente dalla città di Tebe per non contaminarla con la sua colpa, vaga di città in città, accompagnato dalla figlia Antigone, finché giunge nel demo attico di Colono, alle porte di Atene. Gli abitanti della città, in un primo tempo, vogliono scacciarlo per paura della contaminazione, poi, impietositi dal racconto della sua vicenda, si rivolgono al loro re Teseo.
Giunge nel frattempo da Tebe Ismene, sorella di Antigone e figlia di Edipo. La ragazza comunica al padre il pericoloso litigio per il possesso del regno che oppone i due fratelli Eteocle e Polinice e gli rende noto il responso dell’oracolo, in base al quale la città che avesse offerto la sepoltura a Edipo sarebbe stata inviolabile.
Arriva in seguito Teseo, che, dopo aver parlato con Edipo, gli garantisce assoluta protezione nel suo territorio. Il vecchio deve comunque affrontare sia Creonte sia il figlio Polinice, che giungono entrambi con il fine di ricondurre in patria il vecchio re. Edipo si oppone risolutamente al cognato, che addirittura rapisce, per conseguire il suo scopo, Antigone e Ismene. Teseo, però, riesce a recuperare le ragazze e costringe Creonte a tornarsene a Tebe. Per intercessione delle sorelle e di Teseo stesso, Polinice ottiene un colloquio con il padre, che si conclude in modo funesto con la predizione da parte di Edipo della morte dei due fratelli.
Quando sulla scena si ode un tuono, Edipo si avvia, seguito da Teseo, verso il bosco sacro alle Eumenidi. Dopo aver svelato al re i segreti necessari a garantire la buona sorte di Atene, Edipo prodigiosamente scompare. La tragedia si conclude con il ritorno di Antigone e di Ismene a Tebe, nel tentativo di migliorare la sorte dei fratelli.

L’Edipo a Colono, come l’Edipo Re e come molte altre tragedie di Sofocle, ha per protagonista un solo personaggio, attorno a cui ruota l’intera vicenda; questo personaggio è ovviamente Edipo.
A parte questo carattere comune, è però possibile evidenziare anche numerose differenze tra le due tragedie.
La più importante diversità, che sottende a tutte le altre, è rappresentata dal periodo in cui Sofocle compose i due drammi: l’Edipo Re è un’opera della maturità di Sofocle, mentre l’Edipo a Colono risale ai suoi ultimi anni di vita. Questo aspetto incide profondamente sulle caratteristiche delle due tragedie. In primo luogo, pur avendo entrambe Edipo come protagonista, ne presentano aspetti differenti: nella prima l’eroe è giovane, nella seconda egli è invece prossimo a morte; cambiano di conseguenza anche le sue caratteristiche peculiari. Anche a livello contenutistico le due tragedie si rivelano quindi profondamente diverse; ma è nondimeno possibile sottolineare la loro diversa struttura compositiva. L’Edipo a Colono è l’opera in cui Sofocle realizza tutta la ricca varietà della sua sapienza compositiva: recitazione, canto degli attori e canto del coro si intrecciano in sistemi complessi, sulla scena si hanno inoltre grandi movimenti di masse, che conseguono un effetto tanto più spettacolare in quanto sono sempre organizzati intorno alla figura del vecchio Edipo. Un’ultima importante caratteristica strutturale è rappresentata dal coro, che è parte integrante dell’azione in base a sistemi di responsione molto articolati e organizzati in base a una struttura simmetrica nella quale dialogano attori e coro.

La figura del protagonista risulta profondamente mutata nel passaggio dall’Edipo re all’Edipo a Colono.
La decisione e l’impulsività sono diventate pazienza, capacità di sopportare, ma anche durezza irosa; l’amore per i figli dimostrato nell’opera precedente, in cui chiamava con questo nome anche tutti i sudditi, si è trasformato in una repulsione totale da un lato, tanto radicale da non dimostrare pietà neanche per il figlio Polinice; d’altra parte è rimasto come sincero e profondo affetto nei confronti delle figlie. Infine la sua fiducia nell’intelligenza e nelle capacità dell’uomo, si è tramutata in stanchezza di vivere.
Edipo non risulta inoltre pacificato con il suo destino, in quanto, in questo periodo della sua vita, ha maturato la consapevolezza che, oltre all’oggettività dell’atto, nell’agire umano conta anche l’intenzionalità. La vicenda dell’eroe si conclude quindi tragicamente rispetto agli ideali in cui credeva all’inizio, e la sua morte misteriosa acquista un valore salvifico e liberatorio.

EDIPO A COLONO SECONDO MARTONE ALL’INDIA DI ROMA

Lo spettacolo chiede al pubblico un’adesione fisica.Si inizia ad un’ora insolita: le 19,30 come accadeva nella Grecia Antica.

Uno spettacolo che chiede al pubblico un’adesione fisica, una partecipazione rituale: questo e’ l‘Edipo a Colono di Sofocle, in scena al Teatro India di Roma, con la regia di Mario Martone, in una produzione esclusiva del Teatro di Roma, posto sotto la direzione di Giorgio Albertazzi.
Edipo a Colono e’ direttamente collegato all’Edipo re, messo in scena, dallo stesso Martone, al Teatro Argentina nel 2000.
Come sempre, una particolare attenzione e’ dedicata dal regista alla scenografia dello spettacolo, con uno studio approfondito della divisione degli spazi: nel passato Edipo re all’Argentina, la Tebe della peste e della tirannia era rappresentata come un luogo claustrofobico, mentre il palcoscenico coincideva con il palazzo dei potenti e la platea con l’agora’, da dove il pubblico poteva ‘spiare’ il coro.
Nel Teatro India, invece, per rappresentare Colono, la citta’ dell’accoglienza, saranno utilizzati anche gli spazi esterni: qui il pubblico sara’ un tutt’uno con il coro, e nel corso dello spettacolo gli spettatori dovranno spostarsi da una sala all’altra.
Un’atmosfera magica ed esoterica – cosi’ l’ha definita il regista, che sottolinea anche l’attualita’ della trama dell’Edipo a Colono- Anche se il testo dello spettacolo e’ sostanzialmente fedele allo scritto di Sofocle, il tema e’ moderno, perche’ descrive cosa accade quando una democrazia s’indebolisce e lascia spazio all’antica legge, quella che toglie anche il diritto di parlare”.
L’Edipo a Colono conclude la stagione teatrale del Teatro India, fondato dallo stesso Martone nel 1999.
Le 36 rappresentazioni dello spettacolo si svolgeranno al tramonto, e sara’ il pubblico stesso ad accogliere il cieco Edipo, che accompagnato dalla figlia Antigone, giunge nei pressi di Colono dove verra’ benevolmente ricevuto dal re Teseo e osteggiato da Creonte.
E proprio a Colono, il vecchio Edipo, dopo il drammatico incontro con il figlio Polinice, trovera’ la morte.

Ufficio Stampa Teatro di Roma

Edipo a Colono di Sofocle

traduzione di Guido Paduano

regia Mario Martone

scene Mimmo Paladino

al Teatro India di Roma dal 4 maggio al 13 giugno 2004

Debutta martedì 4 maggio – con repliche fino a domenica 13 giugno 2004 – al Teatro India di Roma, Edipo a Colono di Sofocle, regia di Mario Martone, in una produzione esclusiva del Teatro di Roma, diretto da Giorgio Albertazzi.
“Tre anni fa ho messo in scena I sette contro Tebe di Eschilo nella sala sotterranea del Teatro Nuovo di Napoli, al centro dei Quartieri Spagnoli. I sette contro Tebe rappresenta lo scontro di Eteocle, re di Tebe, e suo fratello Polinice, che assedia le mura perché ritiene sia giunto il suo turno nel governo della città. I due fratelli si batteranno e si uccideranno a vicenda. Antigone, loro sorella, si scontrerà con Creonte, che vuole lasciare insepolto il cadavere di Polinice, creando così ulteriori divisioni. Eteocle, Polinice, Antigone, Ismene sono figli di Edipo. Sui figli maschi il padre aveva scagliato una terribile maledizione: che si dividessero la reggia con la spada.”
Così il regista Mario Martone presentava il suo Edipo re al debutto al Teatro Argentina di Roma nel marzo del 2000.
Dal bunker dei Quartieri Spagnoli di Napoli (la Tebe assediata per lo scontro tra Eteocle e Polinice) al Teatro Argentina (la Tebe della peste, con la sua platea/agorà del coro-popolo e il palcoscenico-palazzo dei potenti) fino al Teatro India (Colono, la città dell’accoglienza), si conclude con questo Edipo a Colono la trilogia tebana che il regista aveva inaugurato nel 1997.

Edipo a Colono – dichiara Martone – è direttamente collegato all’Edipo re che misi in scena al Teatro Argentina: oggi come allora mi interessa l’aspetto collettivo, legato alle città, alle polis, ai conflitti che le attraversano, spesso sottovalutato nelle due grandi tragedie di Sofocle. Ancora una volta sono decisivi la composizione del coro e la collocazione degli spettatori nello spazio.”
Una continuità sottolineata, anche qui, dall’impianto e dagli interventi scenici di Mimmo Paladino, per uno spettacolo che, allo spettatore, chiede un’adesione fisica, una partecipazione rituale. Del Teatro India, che Mario Martone fondò nel 1999 durante la sua direzione dello stabile capitolino, verranno utilizzati lo spazio esterno e le sale.

Associazione teatro di roma

Al tramonto, per 36 rappresentazioni complessive, sarà il pubblico ad accogliere il cieco Edipo che, accompagnato dalla figlia Antigone, giunge nei pressi di Colono dove verrà accolto dal re Tèseo e osteggiato da Creonte. A Colono, il vecchio Edipo, dopo il drammatico incontro con il figlio Polinice, troverà la morte.
In scena, in ordine di apparizione, con i costumi di Loredana Putignani e le luci di Pasquale Mari, gli attori Toni Bertorelli (Edipo), Elena Bucci (Antigone), Monica Piseddu (Ismene), Andrea Renzi (Tèseo), Gianfranco Varetto (Creonte), Valerio Binasco (Polinice).
Il Coro: Giovanni Calcagno, Davide Compagnone, Francesca Cutolo, Daria Deflorian, Raffaele Di Florio, Roberto Latini, Giovanni Ludeno, Maria Grazia Mandruzzato, Maria Teresa Martuscelli, Gianfranco Quero, Mario Raffaele, Salvatore Ragusa.
Regista assistente Andrea De Rosa; regista e scenografo assistente Raffaele Di Florio; assistente ai costumi Youssef Tayamoun.
Foto di scena Serafino Amato
Orario di inizio dello spettacolo 19.30
A spettacolo iniziato non è consentito l’ingresso in sala.
Durata dello spettacolo 2 ore
Posto unico: € 10,00

Informazioni e vendita

Biglietteria 06.68 80 46 01/02

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