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DIECI RAGAZZE PER SKENE’

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INCONTRI RAVVICINATI CON AUTRICI, REGISTE, ATTRICI

SKENE’ RISTO-TEATRO – Via Francesco Carletti 5 – 00154 ROMA

info@skeneroma.it | Tel. (+39) 06.57.555.61

Una rassegna di teatro al femminile lunga 100 giorni, dal 10 gennaio al 5 maggio, in cui il nuovo spazio nato a Roma darà voce a testi, regie e interpretazioni femminili. Parlare di Donne attraverso l’incontro con decine e decine di interpreti per con-segnare al futuro un messaggio su chi sono e cosa vogliono le Donne: con-segnare prendendo spunto dal significato del verbo che vuol dire mettere insieme “segni” diversi, riunire in uno stesso spazio, lo Skené, segni diversi; ecco perché il calendario è così lungo e ricco di presenze, volutamente senza generi specifici, senza un tema particolare, senza predilezioni e preconcetti, ma liberamente aperto alla commedia, al monologo drammatico, alla parodia, al recital, alla rievocazione storica. Tre mesi di incontri con decine di Donne per osservarle e ascoltarle, amarle e criticarle, liberamente, senza pregiudizi, senza paura di essere giudicati, in uno scambio alla pari, in cui non ci saranno vincitori e vinti ma solo artiste libere di raccontarsi e raccontare storie di ieri e di oggi, di sempre, con ironia o tenerezza, con umorismo o commozione. “che cosa sarebbe l’umanità, signori, senza la donna? Sarebbe scarsa, signori, terribilmente scarsa” (Mark Twain)

10-11-12-13 gennaio

TANTI AUGURI, MON AMOUR di e con Angela Calefato

regia Erika Barresi

Spettacolo tragicomico tratto dal corto teatrale vincitore di ATTORI IN VETRINA 2009 e ARTELESIA FESTIVAL 2010. Una moglie perfetta, una madre perfetta…una quarantenne perfettamente infelice. Una donna che, stufa di una vita coniugale anaffettiva e ormai logora, si prepara a consegnare a suo marito un originale regalo di compleanno. L’ultimo.

17-18 gennaio

MATURINA FANTESCA, EREDE di LEONARDO DA VINCI di e con Patriza La Fonte

Quel che resta del genio prima che l’eredità venga divisa, nelle confidenze e ne’ singolari ragionamenti della domestica Maturina che “in remuneratione de’ suoi boni servitii n’ebbe per testamento due ducati e due vestiti”. Amboise, novembre 1519. In un disimpegno accanto alla cucina nel maniero di Clos Lucé gli scritti e alcuni ritratti su tavola attendono di essere consegnati agli eredi di Leonardo da Vinci, morto il 2 maggio, mentre era ospite del re Francesco I. Maturina, che ha vissuto accanto a Leonardo negli ultimi anni, si è fatta una sua idea delle cose e delle persone, e non mancherà di dirne ai visitatori in un discorrere in volgare cinquecentesco di sapore fiorentino. E se essi pure non son quelli che lei attende, avranno la bontà di non darlo troppo a vedere. *La cena in queste due sere è sulle ricette originali del tempo di Leonardo che Maturina racconta nello spettacolo. (prenotazione obbligatoria). Fonti consultate per la documentazione e per il linguaggio (web e cartacee): Leonardo da Vinci (scritti da codice Atlantico, codice Arundel, Trattato della pittura) – Giorgio Vasari (Vite de’ più eccellenti pittori..) – Matteo Bandello (Novelle) – Maestro Martino de Como (Libro de arte coquinaria) – Giovanni Boccaccio (Decameron).

19-20 gennaio

LE MIE DONNE di e con Rosalba Mereu

musiche di Miriam Chiappi

La violenza sulle donne non è una novità. La novità, secondo me, è l’attenzione che – finalmente – si “concede” a queste tragedie. La rabbia, l’ignoranza, la debolezza di spirito, portano alcuni maschi, che non sono Uomini, a cercare un capro espiatorio, qualcuno più debole e succube, che si concluda o no con un omicidio, “Sotto la mia furia riesco a sentirmi almeno per un attimo “vincitore”. Questo il pensiero, neanche tanto nascosto dei violenti–violentatori. Da queste considerazioni sono partita alla ricerca di un’idea che potesse rappresentare il capovolgimento di questa convinzione di troppi: noi Donne non siamo poi così deboli, né succubi; noi sappiamo, possiamo e dobbiamo imparare a difenderci, non solo fisicamente ma soprattutto mentalmente e intellettualmente, dobbiamo sentirci ciò che siamo: persone degne di esistere. Magari appoggiandoci a vecchie storie tramandate, dalla Bibbia ai racconti di Primo Levi e anche – perché no – ricordarci che intorno al 1300 in Sardegna una Donna che governava, promulgò un Codice di leggi – Civile e penale – che prendeva in considerazione la Donna come persona giuridica (stupro- eredità dei beni- etc..) dandole quei diritti che solo nel 1992 abbiamo ottenuto dalla Costituzione Italiana.

24-25 gennaio

LE DUE SORELLE di Alberto Bassetti con Simona Masilotti e Roberta Gesuè

regia di Massimo Roberto Beato e Jacopo Bezzi

Atto unico in cui due giovani sorelle, nell’attesa di un improbabile autobus meditano sul loro futuro di attrici che hanno appena visto fallire la propria piccola compagnia teatrale. Non di “teatro nel teatro” si tratta, bensì di un momento decisivo nella vita delle due protagoniste: Susanna, sorella maggiore, cerca di comunicare qualcosa di importante a Francesca, ma quotidianità e antiche abitudini offrono troppo spesso l’occasione per rimandare l’attimo in cui affrontare la questione. Francesca vive solo di teatro, ed è all’oscuro di ciò che realmente tormenta la sorella e non vede l’ora di tornare a casa. Tra le pieghe di un dialogo leggero e spesso divertente, si svolge intenso e di grande spessore drammatico, portando ad un epilogo inatteso.

26-27 gennaio

CROCCANTE E PINOLI di Antonella Ottai con Adonella Monaco e Silvia Grande

musiche dal vivo di Marco Paolucci

regia Alessandra Felli

Andando via di casa una figlia chiede alla madre alcune ricette. Un gesto di continuità che si affida ai sapori assopiti nelle consuetudini domestiche. A destarli è la voce narrante che, con il suono vivo della musica, ascolta pratiche, occorrenze, affetti in cui si producono. Da una ricetta a un’altra le storie del cibo avvicendano i loro racconti. La scena recita le pietanze che la cucina elabora: il pubblico si nutrirà di un cibo che diventa narrazione e di una narrazione che diventa cibo.

31 gennaio-1 febbraio

A CENA CON ANNA da Annibale Ruccello con Serena Ventrella

Adattamento e regia Maria Antonia Fama

Quasi sempre una tragedia comincia con una risata. E’ la crudeltà dell’esistenza, e anche quella del teatro che porta in scena la vita, con le sue assurdità. All’inizio di questa storia nessuno potrebbe immaginare cosa sta pensando Anna, una donna di provincia semplice, colorata. Anche un po’ naif. Annibale Ruccello delinea in questo suo testo un personaggio insospettabile, che cucina a fuoco lento la sua ossessione: quella del pronome MIO, un desiderio disperato di possesso che diventa una voragine, una fame insaziabile di sentimenti. Così Anna Cappelli spalanca la bocca ad un ingorgo di parole, rivolte a un interlocutore presente, ma irrimediabilmente assente, perché nascosto dove meno ci si aspetterebbe. Nella messa in scena di Maria Antonia Fama, Serena Ventrella si muove intorno a un lungo tavolo, dove il piano del ricordo e quello del qui ed ora irreparabile si incrociano. Gli spettatori-commensali sono gli ospiti d’onore di una cena molto speciale. A decidere il menù della serata sarà Anna, che supporta le sue ragioni con una logica incontestabile:“Io non posso sopravviverti, o ti perderei di nuovo. E io non posso concedermi il lusso di perderti di nuovo” . Se le regole dell’esistenza contemplano l’assurdo della perdita, la risposta umana non può che essere il delirio.

2-3 febbraio

LETTERE D’AMORE di Dacia Maraini con Annalisa Picconi

regia Roberto Agostin

Dall’insolito incontro tra due scrittori lontani e poliedrici come Dacia Maraini e Gabriele D’Annunzio, prende vita una drammaturgia di indubbio fascino. Il “Vate” è uomo dal tratto eroico ed eccentrico, capace di suscitare favolose e trionfali fantasie. Dacia Maraini è un’autrice elegante, la sua scrittura ricca di immagini è sempre accompagnata da uno stile levigato, essenziale, che ben si accorda con le voci necessarie e urgenti di un teatro di impegno civile. V’è un incontro possibile tra le lontananze di due scrittori così diversi, ed è nella ricchezza dei registri linguistici, unita alla volontà di affermare il potere della parola, di porlo al centro dell’azione teatrale, senza rinunciare a momenti di grande lirismo. In questo felice esperimento drammaturgico convivono armoniosamente le appassionate lettere di D’Annunzio a Barbara Leoni e gli interventi di Mara, il personaggio femminile creato da Dacia Maraini. La trama. Mara, frugando tra gli oggetti della madre defunta, scopre una scatola contenente delle vecchie lettere d’amore. Leggendole si accorge che sono indirizzate a sua madre Barbara. Il mittente non è suo padre, ma un non meglio identificato Gabriele. Mara è perplessa, non riesce a credere che sua madre, una donna semplice e tutta dedita alla vita domestica, avesse, negli anni del secondo dopoguerra, una vita parallela fatta di passione e trasgressioni. Il carteggio tra questa madre “sconosciuta” e il misterioso Gabriele condurrà Mara ad un inatteso finale.

7-8 febbraio

ESERCIZI DI STILE di Raymond Queneau

regia Leonardo Franchini

con Annalisa Morsella

musica di Alfeo Pacher

Dati i tempi, si potrebbe forse intitolare “Le Cirque Imaginaire 2.0” questo spettacolo, se non ci fosse un giusto copyright di Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierree. Perché la performance vede impegnati due interpreti in funambolismi di carattere del tutto particolare. Partendo dal famoso testo “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, nella traduzione del guru della semiologia italiana Umberto Eco, lo spettacolo attraversa a ritmo serrato le possibilità offerta da diversi punti di vista linguistici su un unico banale fatto. Ma il “circo” non si limita a questo: rivisitando una nobile e riverita tradizione musicale fa fiorire decine di variazioni su un tema proposto all’inizio dal concertista, che si rivela essere uno spericolato esploratore delle possibilità delle note. Tutti ricordano una delle scene clou di “Amadeus” di Milos Forman, quella dove il giovane compositore improvvisa variazioni sul tema offertogli da Salieri. Ebbene, in questa scintillante serata il gioco viene riproposto più e più volte, con invenzioni sempre nuove. Un divertimento “colto” e di elevate origini, che tuttavia è godibile anche sul semplice piano spettacolare, un finto cabaret che trascina lo spettatore in un vortice di risate senza mai dimenticare di danzare con alcuni dei grandi della cultura contemporanea.

9-10 febbraio

ORGASMI e BALOCCHI di e con Carmela Ricci

Orgasmi e balocchi si articola in sette monologhi che offrono storie diverse tra loro, ma tutte unite dal filo conduttore del “gioco” nell’eros, inteso come divertimento, leggerezza, joie de vivre. Il gioco è il mezzo attraverso il quale i bambini scoprono il mondo, l’ambiente che li circonda e mettono alla prova il loro stesso corpo, chissà perché allora, diventando adulti, spesso si dimentica l’importanza di questa attitudine fisica e mentale e la si relega solo ai ricordi dell’infanzia, se non ad una protratta sindrome di Peter Pan. Uno spettacolo divertente e divertito, attraverso varie esperienze di gioco nell’ambito dell’eros, dall’utilizzo di sextoys, fino all’illustrazione di alcune tra le infinite possibilità che l’estro e il gusto individuale possono applicare ad oggetti o situazioni quotidiane, per non dire di ben altra origine.

14-15-16-17 febbraio

VOLEVO FARE LA MIGNOTTA di e con Francesca Nunzi

Una professione di rilievo, una rispettosa posizione sociale, un sostanzioso conto corrente e un loft nel quartiere della Roma Bene … insomma, una vita da favola? Macché! Francesca tutto avrebbe voluto nella vita meno che questo! Il suo sogno era fare quello che realmente gli piaceva e che da sempre gli veniva bene: la MIGNOTTA. Ebbene sì … una vera vocazione: sin da giovane amava esibire e condividere il proprio corpo, studiare quotidianamente e affinare le sue tecniche … insomma una mignotta modello che avrebbe fatto di questo talento un mestiere, e ci sarebbe riuscita se non fosse vissuta in Italia! Infatti, dinamiche a lei poco conosciute, l’hanno condotta sino a divenire una persona altolocata, strappandola così ai sogni di gioventù. Che amarezza e che insoddisfazione! Francesca dopo un attento esame di coscienza, valuterà la possibilità di accantonare le decolté per calzare invece i vecchi stivali in latex, d’altronde questa è o non è la professione più antica al mondo e quella meno colpita dalle crisi economiche? Perché allora non rivisitare la storia e i personaggi che hanno fatto di questa predisposizione un arma per il successo, spesso inconsapevolmente?! Un monologo veloce, leggero e spensierato che con ironia e un pizzico di satira sconvolge gli schemi della società d’oggi, insomma una trama al contrario ma dal chiaro e critico sottotesto.

21-22 febbraio

LA CINTURA DI IPPOLITA di Maria Letizia Compatangelo

Musiche di Francesco Verdinelli

con Maria Teresa Bax

Ippolita guarda le costellazioni nel cielo intorno alla luna. E’ la sua debolezza, avrebbe voluto averne una tutta per sé, come Orione. Fuma e si inalbera facilmente. Per esempio quando ripensa a Teseo, o quando si sente chiamare “amazzone”, cioè senza un seno: loro, le sacerdotesse della Grande Madre, tette da tutte le parti, ma andiamo! Eppure è stanca, desidera soltanto poter finalmente scomparire, non essere più. Ha avuto dei buoni momenti durante il suo regno, un’età dell’oro durata millenni. Ma adesso il potere è nelle mani degli uomini. Qual è stato l’errore? Aver derogato alle regole antiche? Essere diventate simili a loro? E’ stata la pietà? … O l’amore?

23-24 febbraio

LA BELLA GITANA di e con Ornella Giusto

La bella gitana affronta il mistero del doppio presente in ogni essere umano; senza alcuna pretesa di dare soluzioni ma solo con la modesta ambizione di raccontare una storia di scissione, di ambiguità e contrapposizione, che alla fine trovano umana sintesi nella ritrovata fusione della lingua siciliana. Ornella e Nella sono due donne all’interno di un corpo esplosivo, in cerca di passione e di poesia, di gioco e d’amore, nella continua rincorsa a escludere l’altra tentando di affermare il proprio lato a discapito dell’altro.

28 febbraio-1 marzo

Arsenico tra madri e padri scritto e diretto da Maria Inversi

con Daph Mereu e Claudia Mei Pastorelli

S’incontrano in un caffè, Artemisia Gentileschi e Marietta Tintoretto che in vita non si conobbero. Tra loro vi erano trent’anni di differenza che nel testo, viene azzerata a favore di una dislocazione storica ove il passare del tempo è ininfluente. Le due pittrici, di diverso talento e biografia, dibattono sulla diversa libertà che padri e madri hanno trasmesso o potuto trasmettere. Dibattono, a tratti ilari e spiritose sugli amori, le ingenuità, la forza e la ragione di essere ciò che sono. S’intuisce la curiosità del sapere e di confrontarsi in una relazione, quella femminile, che cerca da sempre tra incontro e scontri di divenire complice senza riuscirci. Si arrabbieranno e in tale stato d’animo si lasceranno rinviando ad altro tempo, forse altra epoca, ciò che non riescono a dirsi. Nei loro studi pennelli, carte e tele, placheranno ogni tensione esistenziale.

2-3 marzo

MONDO ROSA scritto e diretto da Duska Bisconti

con Giovanna Barbero, Angela Massaro, Duska Bisconti e Patricia Vezzuli

Che storie hanno le donne? Di che cosa parlano le donne? Delle stesse cose che si trovano sui settimanali di gossip e sui programmi televisivi? Oppure passano il tempo a parlare di uomini e corna come nei salotti borghesi del secolo scorso? Sono decerebrate come le dipingono in questo” mondo gossip” che ci appare in ogni dove? Queste le domande che hanno tormentato a lungo l’autrice e spinta a cercare testimonianze di un “mondo rosa”. Il suo occhio alla fine si è concentrato sul bar di Antonella, un piccolissimo posto di ristoro, quasi invisibile ai più, la cui clientela è esclusivamente femminile. È così che un piccolo pezzo di questo mondo si dispiega davanti agli spettatori: Monica, operatrice ecologica che consuma cappuccini a tutto spiano, Federica, neo allieva-infermiera, Samantha, la giornalista senza contratto, Antonella la proprietaria che ha un problema… le sue clienti affezionate cercheranno di aiutarla. Ma la soluzione sarà imprevedibile, proprio come le donne del mondo rosa.

7-8-9-10 marzo

DESDEMONA, OFELIA, GIULIETTA E LE ALTRE… scritto e diretto da Donatella e Valerio Mei

con Barbara Abbondanza, Francesca Della Sala, Donatella Mei e Olga Garofalo

I cinque personaggi femminili più famosi della tragedia Shakespeariana: Desdemona, Ofelia, Giulietta, Caterina (la bisbetica domata) e Lady Mac (che in questo spettacolo sarà Lady MacDonald, un imprenditrice vegana che con successo gestisce la sua catena di fast food vegetariani), completamente rivisitati in chiave comica, si intrecciano in una esilarante attualità. Lontanissimi dalla tragedia, i personaggi, che interagiranno col pubblico in sala, pur mantenendo la motivazione shakespeariana si salveranno tutti, mentre un Romeo sfacciatamente donna farà il suo spiazzante outing confessando di essere un Capuleti e non un Montecchi.

14-31 marzo

DONNE IN CERCA DI GUAI monologhi scritti e diretti da Pietro De Silva

con Franca Abategiovanni, Alina Avagliano, Veronica Liberale, Claudia Mei Pastorelli, Nika Perrone

Quattro donne talentuosissime … soprattutto nel cacciarsi nei guai, irrompono in scena con un energia travolgente. Si propongono con i loro stupori e gli entusiasmi che le contraddistinguono, in una girandola di eventi che le porta a confessarsi con spudoratezza e clamore. Buffe, curiose, inarrestabili si fanno trascinare dalla febbre da palcoscenico e diventano protagoniste di uno spettacolo “involontario” che le elettrizza fino allo spasimo. Dapprima ritrose poi via via sempre più intraprendenti, queste nostre “piccole donne” scopriranno a loro insaputa di essere molto meno piccole di quello che credono. Una commedia nella commedia, un copione che si dipana e si evolve con esiti imprevedibili… e il pubblico, parte integrante dello spettacolo-performance, verrà coinvolto in questo gioco esilarante e perché no… forse mai visto sulle tavole di un palcoscenico.

4-14 aprile

TRE SORELLE TRE di Mario Moretti con Beatrice Gregorini, Tiziana Scrocca e Alessia Franchin

regia Claudio Boccaccini

Tre sorelle Tre si sofferma su quella che è stata definita la “malinconia cechoviana”, cercando di individuarne una variabile che non perde di vista le “regole” del vaudeville. Ecco dunque la scelta di premere il pedale sulle possibilità offerte da una scrittura ricchissima di spunti musicali, di canzonette popolari, di interiezioni ritmiche, di motivi poetici canori e di filastrocche. “Tre sorelle Tre” si fonda sulle storie parallele di tre frustrazioni amorose: quella di Irina, che ha deciso di sposarsi senza nessuna partecipazione affettiva; quella di Mascia, moglie infelice, che assiste desolata ed impotente alla partenza del suo amante; infine quella di Olga, professoressa di ginnasio oppressa da una perenne emicrania e amata senza speranza dal cognato “cocu”. Su questo schema, fondato sulle reiterazioni paradossali e sulle trasformazioni umoristiche della materia drammatica del testo, si vuole liberamente e senza il timore di scivolate parodistiche, fermare l’attenzione. D’altra parte, quando ci si imbatte in Cechov, è difficile sfuggire alla logica del paradosso, come suggeriva Leonid Andreev: “ Ho letto “Tre sorelle”…Risultato incredibile: pianti, tristezze, e invece che straordinaria allegria e voglia di vivere ispira, questo testo!”.

18 – 28 aprile

LA NOTTE DI LILA scritto e diretto da Enrico Bernard

con Teodora Nadoleanu e Valentina Sinagra

Dopo aver stupito e intrigato il festival di Locarno nel 1999 col film Un mostro di nome Lila, protagonisti una spettacolare Eva Henger in versione erotico-filosofica e Arnoldo Foá, torna il testo di Enrico Bernard che anticipa la scabrosa e terribile notte di Cogne. All’alba una giovane donna che vive in una zona sperduta tra i boschi riceve la visita di uno sconosciuto in cui ella riconosce le sembianze sataniche prima di un sorprendente finale psicologico. L’opera teatrale di Bernard é anche questa volta interpretato da un conturbante cast: Teodora Nadoleanu nel ruolo di Satana e Valentina Sinagra nei panni di Lila. La scenografia si avvale delle proiezioni delle piú belle sequenze del film con Eva Henger. La nuova regia di Enrico Bernard sposta la tematica del complesso di Barbablú (l’uomo nero nei sogni delle donne) in un rapporto al femminile dove Satana compare nelle sue, altrimenti conosciute, sembianze di “femmina fallica”.

2-3 maggio

SCARPE DA DONNA dalla raccolta ACCESSORIES di Gloria Calderon Kellet

con Arianna Adriani, Alessandra Chiappa, Francesca Petretto

Scene e costumi Giuseppe Santilli

Regia Claudio Zarlocchi

Spettacolo brillante di monologhi femminili, tratto dalla raccolta “ACCESSORIES” di Gloria Calderon Kellet. Una vera e propria celebrazione della donna! un’ampia carrellata di esperienze e caratteristiche dell’autentica vita delle donne di oggi, audaci e finalmente libere dalla “fobia della padella antiaderente” . Una prosa elegante, che semplicità e lucidità rendono profonda. Una comicità all’apparenza semplice, tagliente, divertente e travolgente che prende spunto dalla realtà e ci presenta personaggi umanamente fragili, niente affatto perfetti … giovani donne che chiedono solo di essere ascoltate.

4-5 maggio

STORIE con Costanza Sabetta, Amelia Imparato, Paola Senatore

Regia di Andrea Carraro

La lettera “s”di “Storie” è anche la lettera iniziale delle parole silenzio e solitudine. Il silenzio in teatro è codificato come , ma per la solitudine non v’è codice o regola:

– la solitudine di chi (giovane) non conosce o apprezza il proprio sesso, ma grazie ad un uomo ne scopre il valore [da “I monologhi della vagina” di Eve Ensler]

– la solitudine di una (giovane) ungherese, profuga negli U.S.A., che prova a costruire un legame con un cittadino americano [da “Confidenze di una ungherese a New York” di Mario Fratti]

– la solitudine di chi (giovanissima) ha avuto solo rapporti violenti con gli uomini e scopre la dolcezza che solo un’altra donna può regalare [da “I monologhi della vagina” di Eve Ensler]

– la solitudine di una donna di famiglia mussulmana, che (giovanissima) è stata infibulata. E’ stata privata della possibilità di provare il piacere sessuale, che solo un evento fantastico e favoloso le potrebbe restituire [da “L’offesa” di Luciana Luppi]

Il fascino di tutte queste quattro risiede nella risoluta autonomia tesa a riscattare la difficile condizione di “donne”.

UFFICIO STAMPA: Elisabetta Castiglioni

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