Dopo essere stato colpito da un ictus e un matrimonio non gradito ai parenti con Caterina Varzi, Tinto Brass è finito sotto tutela. Paradossalmente, però, amministratore dei beni dell’85enne regista è stata nominata proprio la moglie, la 57enne ex avvocato, il cui nome è stato fatto proprio dai figli di Brass, i quali temono che il padre possa “disperdere” il patrimonio di famiglia.
Brass e la moglie non ci stanno e hanno presentato ricorso. A presentare l’istanza, il 13 settembre 2017, è stato il figlio Bonifacio, che è intervenuto dopo il matrimonio tra il padre e la Varzi, celebrato il mese precedente. A marzo il giudice ha dato ragione al figlio del regista, nominando amministratore dei beni, come proposto dai fratelli Bonifacio e Beatrice, proprio Caterina Varzi.
Caterina Varzi spiega che non ha senso nominare un amministratore se c’è una moglie che può aiutarlo. Sottolineando comunque che “Tinto è persona capace e autonoma”. L’ex avvocato ha accettato l’incarico, ma “a muso duro, nel senso – dice al quotidiano milanese – che di fronte alla decisione del giudice di nominare un amministratore ho pensato che quantomeno quell’amministratore dovessi essere io, per evitare intromissioni di estranei nella nostra vicenda umana”.
“Accade a volte”, dichiara il Maestro Brass, paragonandosi a Sofocle, “che a un certo punto della vita siano i figli a portarti in tribunale. E’ successo anche a Sofocle quando aveva novant’anni e fu accusato di dilapidare il suo patrimonio. Ma Sofocle chiese al giudice una cosa semplice: ‘Dica lei se sono un folle’. Non solo non lo condannarono, ma lo portarono a casa in trionfo”.