Vecchie ossessioni e nuovi interrogativi
Recensione di Osvaldo Contenti
A metà strada tra realtà e finzione, “THE GERMAN DOCTOR” racconta le ipotetiche vicende legate al dottor Josef Mengele, un criminale nazista, esperto in eugenetica, che dopo la disfatta del Terzo Reich si trasferì clandestinamente in Argentina, dove ha effettivamente vissuto per almeno quattro anni.
La regista Lucía Puenzo colloca la sua storia romanzata nel 1960, quando Mengele fu segnalato a Bariloche, una bellissima località turistica, nota come “La Svizzera argentina”, originariamente fondata da austriaci e tedeschi, che quindi ha senso inserire nelle possibili mete del medico nazista.
Ma da qui in poi, il film è un’opera di pura fiction, per cui, seguendone la trama, dobbiamo prendere per buona l’ipotesi che Mengele venne ospitato nella casa vacanza dei coniugi Eva (Natalia Oreiro) ed Enzo (Diego Peretti), genitori di tre figli, tra i quali la dodicenne Lilith (Florencia Bado), che per un difetto della crescita ne dimostra al massimo nove.
Il dottor Josef Mengele (ben interpretato da Alex Brendemühl), di cui nessuno sospetta la vera identità, è fortemente attratto da Lilith e dal suo deficit, il che risveglia in lui l’ossessione legata ai suoi trascorsi nazisti: la purezza della razza, la perfezione corporea e gli incontrollati esperimenti con l’ormone della crescita, che non molto tempo addietro gli erano valsi l’appellativo de “L’angelo della morte”, poiché perpetrati, senza alcun tipo di freno e remora morale, nel campo di sterminio di Auschwitz. Un’ossessione che la regista argentina (già autrice nel 2007 di “XXY”, dove si tratta ancora di cure ormonali) segue passo passo, quasi pedinando il suo Mengele di Bariloche, con la precisa volontà di scoprire il perché della fascinazione di Lilith per quel dottore dal fare gentile, ma i cui fini erano tutt’altro che raccomandabili.
Un interrogativo che non solo riapre dolorose ferite riferite al nefasto periodo nazista, ma che ne apre di nuove, ben più attuali, riferite alla moderna sperimentazione genetica e alle relative considerazioni di carattere bioetico.
Un impegno quindi apprezzabile da parte della giovane regista, che però non brilla, in questa trasposizione filmica del suo romanzo omonimo, di particolari slanci narrativi.
CINELIBRERIA
Il film “THE GERMAN DOCTOR” è tratto dal romanzo di Lucía Puenzo “IL MEDICO TEDESCO – Wakolda”, pubblicato in Italia da Guanda Editore, mentre il film “XXY”, menzionato nell’articolo, è tratto dal racconto “Cinismo” di Sergio Bizzio.