Carlo Lizzani e la sua tragica morte
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Alcuni passaggi dell’articolo di Raffaella Ponzo per DIPIU’
Il suicidio del regista Carlo Lizzani ha aperto una riflessione che va al di là della perdita dolorosa di uno dei maestri del nostro cinema, autore di film come Banditi a Milano, La vita Agra, Cronaca di Poveri amanti, Mussolini ultimo atto, e per anni direttore della Mostra del Cinema di Venezia.
Alla sua tremenda decisione di lanciarsi nel vuoto dal terrazzo di casa, lasciando la moglie malata e un biglietto dalla calligrafia frettolosa, con una frase fatale, “Ho staccato la chiave”, ha dato una risposta il figlio Francesco: «Papà non era malato, era lucidissimo», ha ricordato «però era esasperato perché sentiva di avere un corpo senza più forze con un cervello che funzionava benissimo».
In altre parole, il “nemico” è stata l’età in quanto tale, il tempo che scorre e che logora il nostro corpo, i novant’anni.
E il tema che si apre, al di là della pietà umana per quel gesto, riguarda proprio la vecchiaia e se si può vivere bene una stagione che oggi, rispetto al passato, consente a uomini e donne di tagliare il traguardo dei novant’anni e anche oltre.
Certo, il messaggio che perlomeno arriva da una parte del mondo dello spettacolo sembrerebbe dire che raggiungere quella meta sia una sfortuna, visto che prima di Lizzani, tre anni fa, anche il regista Mario Monicelli si era tolto la vita a novantacinque anni.
Ma al contrario, a elogiare la vecchiaia, guardandola con ottimismo e pacatezza, ci sono i grandi pensatori del passato. Il filosofo Epicuro notava: “Non va stimato come più felice il giovane, ma il vecchio che ha vissuto bene”. Lo scrittore Marco Tullio Cicerone: “Nessuno è così vecchio da non potere credere di poter vivere ancora un anno”. Il romanziere russo Lev Tolstoj: “I vecchi sono migliori e saggi. Senza di loro l’umanità rimarrebbe stazionaria”.
Dagli elogi agli esempi attuali, in carne e ossa: il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che a ottantasette anni con estrema lucidità e forza carismatica, sta affrontando di petto i problemi dell’Italia.
Dunque, seguendo il filo del nostro ragionamento, che ruota intorno al tema della longevità, ci siamo chiesti: a novant’anni, la vita è bella, oppure si spegne con malinconia?. E ancora: Se non si è malati, si può vivere bene anche a questa età, o mentre ci sia avvia a raggiungerla? E come?
Ci hanno risposto alcuni grandi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo.
Franca Valeri, novantatre anni, esordisce dicendo: «E’ già una fortuna esserci arrivati a questa età. Tutti dicono che la vecchiaia sia bella, peccato che duri poco vorrei aggiungere io con la mia solita ironia che per fortuna non mi ha mai abbandonata. Se dovessi scegliere, preferirei essere giovane, ma dato che il tempo passa, bisogna abituarsi anche ad esser vecchi, e non è una cosa impossibile, anche se comprendo chi non ci riesce.
Il mio cervello è rimasto quello dei trent’anni, ogni mattina mi sveglio con tanti progetti, idee, storie che vorrei raccontare e allora prendo il mio fedele quaderno che non abbandono mai e scrivo, prendo appunti per non dimenticare niente. Riesco ancora a lavorare, a fare la regia per il teatro e ogni tanto vado anche in scena recitando qualche monologo. Ma quello che mi gratifica di più in questi ultimi anni, è scrivere, raccontare la mia vita attraverso le storie dei miei personaggi e mi accorgo che, tutto ciò che in passato era fonte di sofferenza, come i tradimenti dei miei uomini, soprattutto del mio ex marito l’attore e regista Vittorio Caprioli, ora è motivo di risate, non solo del pubblico, ma anche in me.
Certo, il mio corpo e il mio volto, quelli non sono rimasti a trent’anni, ed ogni tanto devo fare i conti con i dolori alle gambe, alla schiena e quando mi guardo allo specchio, mi piacerebbe vedermi diversa». Come ci si prende cura del corpo a questa età? «Ogni mattina cerco di fare un po’ di ginnastica per mantenere l’elasticità delle articolazioni, poi esco, vado a fare la spesa, incontro gli amici, vado a cena fuori e anche se sto attenta a quello che mangio, da anni ho eliminato tutti gli zuccheri e i carboidrati per controllare il diabete e mantenere la pressione bassa, cerco di vivere ogni giorno come se fosse un regalo della vita». Ma c’è un trucco, un segreto per mantenersi attivi a questa età? «Credo che vivere da soli aiuti a non impigrirsi. Io ho una persona che si prende cura della mia casa, ma se voglio un tè ad esempio, me lo faccio da sola, farsi aiutare troppo alla lunga ti porta a non alzarti più dal divano e a questa età è importante rimanere sempre attivi». Ha mai un momento di tristezza? «Vivo un profondo dolore quando penso alle persone che hanno fatto parte della mia vita e che ora non ci sono più, come Franca Rame, con la quale ho condiviso tante battaglie, ma per fortuna ci sono i ricordi e quelli sono immuni alla vecchiaia».
Entusiasta del suo volto, anche a ottantotto anni, sembra essere invece l’attrice Silvana Pampanini «A vent’anni ero bellissima, ma piena di complessi e vedevo difetti in ogni angolo del mio corpo: i fianchi troppo larghi, il naso troppo lungo. Ora quando mi guardo allo specchio sono molto più tollerante con me stessa e mi piaccio. Non sono mai ricorsa alla chirurgia estetica, né alle punturine che ormai fanno tutte le attrici anche a trent’anni, curo però molto la mia pelle con creme e lunghi massaggi a viso e corpo». Le sue abitudini sono cambiate con l’età? «Mai e poi mai, esco tutte le mattine e vado al mercato prestissimo per prendere la frutta e la verdura più fresca. Cammino molto, quando mi stanco mi fermo un po’ e mi guardo intorno. Abito al centro di Roma e sono circondata da arte, storia e angoli bellissimi. Quando torno a casa metto un po’ di musica e faccio ginnastica con l’aiuto di un terapista. Mi piace cucinare, curare la mia casa, anche se ho chi mi aiuta». Lei ha quasi novant’anni, c’è un segreto per essere così attivi e lucidi? «Certo, non sposarsi. So che può sembrare cinico da parte mia, ma alla mia età posso permettermelo. L’idea di avere un solo uomo per tutta la vita per me è stata sempre fonte di noia, ho rifiutato centinaia di proposte di matrimonio, anche quella di Totò, figuriamoci! Gli uomini mi piacciono, certo, e ancora oggi ho tanti corteggiatori ed ogni tanto anche un fidanzato. Ma sono sempre stata una donna molto passionale e quando non sento più quel brivido mentre sto con un uomo, preferisco troncare». Non ha mai desiderato un figlio? «I bambini mi sono mancati, da giovane volevo essere madre, ma non ci sono mai riuscita. Non si può avere tutto dalla vita». La depressione l’ha mai sfiorata in questi anni? «La depressione no, ma la malinconia, quella sì, soprattutto legata al mio lavoro. Ho vissuto in un periodo in cui il cinema in Italia era magia e vedere quello che è diventato, mi rattrista molto».
Per Teddy Reno la vecchiaia significa anche fare i conti con i tanti problemi di salute, quelli legati al cuore e alla vista. «Io sono un miracolato, nel 2009 sono stato sottoposto ad un difficile intervento alle coronarie e pensavo veramente di non farcela. Prima di entrare in sala operatoria ho dato un lungo bacio a mia moglie Rita Pavone, temendo che forse sarebbe stato l’ultimo. Svegliarmi da quella operazione è stato per me come rinascere e apprezzo di più tutto quello che la vita mi ha portato in questi lunghi ottantasette anni. Ho la fortuna di avere accanto una moglie che amo come il primo giorno e due figli meravigliosi, Alessandro e Giorgio.
Sono loro la mia fonte di giovinezza, è la famiglia che mi da la carica per affrontare anche i problemi di salute con determinazione. E capisco benissimo quegli uomini che, vedendo la loro compagna di vita malata, desiderano solo morire insieme a lei e si lasciano andare. Certo, i problemi ci sono, la mia vista da qualche anno si è abbassata molto e rischia di peggiorare, ma per fortuna fino a questo momento i dottori la stanno tenendo sotto controllo grazie a degli interventi con il laser. Sono molto fiducioso e pieno di progetti, la mia voce è ancora quella di un ventenne e ho impegni per i concerti fino al 2026, anno in cui festeggerò i miei cento anni e in vita mia non ho mai saltato una data. Anche se i miei occhi non mi consentono più di guidare, prendo ancora il treno e l’aereo da solo e accompagno anche mia moglie in tournee». Segue una dieta particolare per mantenersi così in forma? «Le privazioni più difficili legate alla vecchiaia e ai problemi di salute, purtroppo riguardano il cibo. Sono sempre stato un buongustaio, ora però, devo rinunciare a tanti piatti buonissimi che purtroppo fanno male alle mie coronarie già compromesse e alzano la pressione. Dunque poco condimento, poco sale, poco formaggio… insomma, da questo punto di vista è una tragedia. Ogni tanto però, specialmente durante le feste, mi tolgo qualche soddisfazione e mi mangio un bel piatto di lasagna».
Ma il più longevo di tutti nel mondo dello spettacolo, è il grande attore e regista Arnoldo Foà, ben novantasette anni:
«La vecchiaia non è bella, non raccontiamoci balle, sei limitato nei tuoi movimenti, nelle attività, nei tuoi pensieri e dipendi dagli altri. Alcuni uomini e donne non reggono al peso della decadenza fisica, soprattutto quando la mente resta lucida e allora desiderano, più di ogni altra cosa, sollevarsi dalle tante fatiche della vita. Io forse sono fortunato perché ho poca memoria, e questo aiuta a vivere ogni giorno come nuovo. Poi sono innamorato, ho accanto una moglie meravigliosa e ogni nostro litigio è un pretesto per darci dei lunghi baci e fare pace. Ho anche tante figlie e nipoti, e durante le riunioni di famiglia, la casa è piena di bambini che giocano, che sporcano e rompono tutto e questo mi da tanta gioia.
Come trascorre le sue giornate? «Principalmente ascoltando tanta musica, soprattutto classica, poi guardo e riguardo i film del Cirque du Soleil che adoro e scrivo tantissimo. Uso il computer, navigo in internet e uso i Social Network, mi piace rispondere ai messaggi degli ammiratori, anche se molti non credono che sia proprio io». Cosa si prova nel vedere trasformato il proprio viso dal tempo? «Quando mi sveglio al mattino, per qualche secondo prima di alzarmi, non ricordo di avere quasi cento anni. Sono tanti, fa impressione solo pronunciarli. Per un attimo, quell’istante che precede il primo movimento, quando si è ancora un po’ addormentati, penso di essere ancora giovane e il mio corpo cerca di scattare per alzarsi, ma le gambe non rispondono alla velocità della mia testa e in quel momento ricordo di essere vecchio. Guardarmi allo specchio per me è sempre una tragedia, vedo le rughe, la pelle che cade, non le sto a descrivere il fisico, ma la testa è mia, quella di sempre». Sono cambiate le sue abitudini di vita con il tempo? «Certo, ora soffro di insonnia, spesso resto fino alle quattro di notte a scrivere o a giocare col computer, allora aspetto l’alba, faccio colazione e mi rimetto a dormire per alzarmi verso le undici». Ha qualche momento di sconforto? «Sì, quando vedo le foto dei miei cari che non ci sono più, appese davanti alla mia scrivania. Il dolore per quel passato che non potrà più tornare è più forte di ogni problema legato alla vecchiaia, una questione alla fine risolvibile, basta non pensarci». Progetta ancora il suo futuro? «Ho tantissimi progetti lavorativi e testi da finire e portare in scena. Chissà, forse avrò la fortuna di morire a centocinquanta anni su un palcoscenico».
Fonte: DIPIU’