Il regista, tra i più controversi del nostro cinema, festeggia un compleanno speciale.
80 voglia di… Di desideri, soprattutto quelli che riguardano la carne, Brass se ne è occupato in mille sfaccettature. Il regista del cinema erotico italiano è nato a Milano il 26 marzo 1933. Gli esordi sono di tutto rispetto, i primi passi nel cinema infatti, sono stati come “aiuto” di Rossellini, passando poi per fratelli Taviani e Fellini, ed è quest’ultimo che influenzò in modo decisivo, quella che poi è stata la carriera del grande Tinto.
Il suo primo film del ’63, “In capo al mondo”, fu subito bocciato dai censori dell’epoca, che gli imposero di rigirare la pellicola da capo. Il film narrava le gesta di un giovane anarchico che stentava ad integrarsi nella società con una insofferenza verso il potere. Brass si limitò a cambiare solo il titolo: “Chi lavora è perduto”.
Come in tutti i suoi film, anche nel primo c’è un cameo del regista, lo vediamo infatti, come controfigura all’attore principale nelle riprese della voga: sono inquadrate le mani di Tinto e parte del corpo, visto da dietro. Appare inoltre al Festival del Lido come “paparazzo”. Ma è con la “La Chiave” del 1983 che Brass diventa il maestro del cinema erotico italiano. Nel cast una indimenticabile Stefania Sandrelli che ha quasi quarant’anni mostra tutta la sua sensualità scandalizzando e seducendo gli spettatori allo stesso tempo.. Seguono altri lavori come “Miranda” con Serena Grandi, “Capriccio” con Francesca Dellera, Debora Caprioglio è in “Paprika”.
Famosissime le sue muse, che legenda vuole, vengano scelte buttando una monetina per osservare meglio il lato B, caratteristica essenziale per entrare in un suo film.
E Brass con la sua famosa sagacia: «Ho già tolto il saluto a chi mi ha ricordato l’età».
Ma visto che nemo propheta in patria, è stata la Cinémathèque francese ha dedicargli la più importante delle retrospettive nel 2002, definendolo il più erotomane dei cineasti e il più cineasta degli erotomani.