THE EAGLE di Kevin Macdonald – Il mistero della legione scomparsa
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La leggenda legata alla sparizione di 5.000 soldati della Nona Legione romana, di stanza in Britannia, avvenuta nel II secolo d.C., è ancor oggi avvolta nel più fitto dei misteri. Ed è grazie alla scrittrice inglese Rosemary Sutcliff e al suo bestseller “LA LEGIONE SCOMPARSA” (edito in Italia da Mondadori, titolo orig. The Eagle of the Ninth) se già dal 1954, anno di uscita della prima edizione del libro, tale vicenda viene dibattuta non solo da insigni studiosi, ma soprattutto da uno stuolo di appassionati, con in testa i lettori scozzesi, convinti che i popoli delle highlands abbiano tenuto testa all’invasione e allo strapotere dell’Impero Romano proprio in virtù dell’eliminazione della Nona legione. Una sorta di orgoglio nazionale che in Scozia equivale al piccolo David che sconfigge il terrorizzante e insolente gigante Golia del noto episodio biblico.
Una convinzione sulla quale gli storici non concordano affatto, asserendo che la Nona potrebbe essere stata stanziata su altre campagne di guerra, forse addirittura in Medio Oriente. Anche se il ritrovamento di un’aquila romana rinvenuta nella citta di York, l’antica Eburacum, nell’Inghilterra settentrionale, e la costruzione del Vallo di Adriano, attuata proprio per contrastare le forti ribellioni dei popoli del Nord, porterebbero a pensare l’esatto contrario, cioè che effettivamente quei cinquemila soldati romani potrebbero aver subito un violentissimo attacco, o più imboscate, con relativa decimazione, da parte di forti tribù scozzesi, alleatesi per dare una sonora lezione all’invasore romano.
Sia come sia, il libro della Sutcliff, stampato in più di un milione di copie in tutto il mondo, con lo scorrere dei decenni è divenuto una sorta di emblema nazionale per tutta la Gran Bretagna. Una lettura che a suo tempo affascinò anche il produttore inglese Duncan Kenworthy e il regista scozzese Kevin Macdonald (L’ultimo re di Scozia, State of Play), che dopo varie traversie e una serie di inconciliabili impegni incrociati, alla fine, grazie all’ottimo apporto dello sceneggiatore Jeremy Brock, hanno trovato la quadra e il terzetto ideale per mettere in cantiere “THE EAGLE”, una libera trasposizione cinematografica del romanzo originale, con esiti più che soddisfacenti, anche in considerazione del fatto che la pellicola non ha avuto un alto budget produttivo come Kenworthy sperava di avere.
Ma in realtà vedendo il film ben presto si scopre che non ce n’era bisogno, perché la trama funziona benissimo senza l’ausilio di fastosi (e costosi) effetti speciali o di faraoniche scenografie. Difatti, la storia è da subito avvincente per la disputa di due orfani, il romano Marco Aquila (l’ottimo Channing Tatum) e il britannico Esca (il convincente Jamie Bell), entrambi alla ricerca di un riscatto personale: il primo per ridare l’onore al padre Flavio che comandò la Nona, recuperando l’aquila di bronzo simbolo della legione scomparsa; il secondo, schiavo di Marco, per liberarsi dall’intollerabile giogo della sudditanza, sua e del suo popolo, anche solo in veste di guida dell’odiato romano nelle highlands scozzesi. Una disputa complicata dal fatto che Marco graziò Esca salvandolo da morte certa durante un duello in un’arena in terra britannica. Cosa che per Esca, calmato il suo odio, rappresenterà un pegno d’onore anche quando Marco, superato il Vallo di Adriano, diverrà suo schiavo, in un ribaltamento di ruoli assolutamente drammatico ed emblematico della lotta tra la forza e l’arroganza dell’Impero Romano e la forte opposizione armata degli orgogliosi popoli del Nord dell’Inghilterra.
Un conflitto che a ben vedere, pur affondando nel passato, riaffiora anche nel presente, come ha acutamente osservato il regista Kevin Macdonald con queste significative parole: “The Eagle parla di impero e imperialismo: fino a dove può spingersi un impero, conquistando popoli e stravolgendo le loro culture? Quindi ci sono senz’altro dei paralleli con la storia attuale. Il pubblico guarda il presente attraverso il passato”. Una giusta riflessione e un motivo in più, aggiungo io, per assistere a un film certo non banale e di pregevole fattura, ben sorretto da un cast di ottimi attori. A Donald Sutherland, in “The Eagle”, bastano pochi minuti nella parte dello zio Aquila per mostrarci uno strepitoso bagaglio attoriale che gli ammiratori di questo grande attore non dovrebbero perdersi.