DOOMSDAY DI NEIL MARSHALL
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In una data oltremodo futuribile l’intero territorio della Scozia viene messo in quarantena e isolato dal resto del mondo perché devastato da un implacabile virus mortale chiamato Il Mietitore.
L’isolamento della regione sembra fermare l’epidemia, ma venticinque anni dopo il virus riesplode falcidiando gli abitanti di una sovrappopolatissima Londra. Cosè al Governo britannico non rimane che puntare su una missione nel territorio scozzese, alla disperata ricerca di esseri umani immunizzati dal virus che potrebbero salvare milioni di abitanti londinesi. Ma in una Scozia devastata e lasciata a se stessa per decenni, il rancore e l’odio verso il Governo londinese non renderà affatto facile la missione capitanata dal maggiore Eden Sinclair (una convincente e rudemente sexy Rhona Mitra), che tra moltitudini di appestati e di bande di strada sarà sempre a un passo dalla morte. Questa, in sintesi, l’avvincente trama di Doomsday – Il giudizio finale, ben diretto da Neil Marshall (Dog Soldiers, The Descent), che in questo film di fantascienza e d’azione non nasconde di aver omaggiato i superclassici Fuga da New York e Mad Max.
Un’operazione riuscita diligentemente in tutta la prima parte della pellicola, dove la mano di Marshall attinge sè dalle suddette memorie filmiche, ma con un’ariosa e libera rielaborazione dei temi salienti. Meno nella seconda parte, in cui l’atmosfera post-apocalittica stile Mad Max ricalca un po’ troppo gli stilemi degli scontri, degli inseguimenti e delle sparatorie condotte su lande sconfinate e con improbabili veicoli a motore. Peccato. Perché nel primo tempo del film il regista aveva dimostrato ampiamente di avere stoffa sufficiente per confezionare un ottimo film di genere, anche senza attingere pesantemente dal bagaglio dei ricordi in formato celluloide.