Inferni verbali in un interno
Uno Steve Buscemi in gran forma, sia come regista che come coprotagonista di Interview, assieme alla convincente e sensuale Sienna Miller, ci regala un pellicola d’autore indirizzata ai cinefili più esigenti e avveduti. Grazie ad un plot piuttosto insolito per il gusto americano, ad una recitazione e a un copione di stampo europeo e a un meccanismo di riprese multiple che riserva molte, interessanti sorprese. Il plot, infatti, decisamente fuori dagli schemi hollywoodiani, ci presenta il giornalista politico Pierre Peders (Steve Buscemi) costretto a intervistare di malavoglia la superficiale attricetta di soap opera Katya (Sienna Miller). Il che produce subito delle scintille di profonda incompatibilità fra i due. Tanto che al loro primo approccio risulta chiaro a entrambi che l’intervista non avrà alcun presupposto per andare in porto. Ma l’imprevisto è dietro l’angolo. Anzi, sulla strada di fronte al locale dove quella coppia male assortita si è appena incontrata e malamente lasciata. Perché Pierre, a seguito di un banale incidente, viene soccorso proprio da Katya, la quale, impietosita, invita il malconcio giornalista a curarsi e rifugiarsi temporaneamente nel proprio loft newyorchese.
Pierre accetta l’invito e da quel momento le scene di interni assumono una preminenza totale, con dialoghi serrati e taglienti, che però, fra alti e bassi, prevedono anche un inizio di intime confessioni e di approcci sessuali, ma scanditi da troppo, feroce antagonismo per risolversi positivamente. Ne consegue una battaglia di nervi, di insistite ripicche verbali, di insanabili provocazioni che alla fine assumono le dinamiche di un vero e proprio scontro, anche fisico, non più fra Pierre e Katya, ma fra un uomo e una donna decisi a vincere a tutti i costi un’emblematica battaglia fra i sessi, in cui ognuno cannibalizza parte dell’altro e parte di sè, scoprendo il drammatico derma del vero assunto del film: in una società in cui prevalgono l’effimero e l’esasperata rivalità professionale, anche i rapporti personali prendono i connotati di una spettacolare autodistruttività. Per cui, conclusa l’aspra competizione interpersonale, entrambi i protagonisti ne escono moralmente dilaniati e fatalmente perdenti. Pierre si rivelerà un fallito e un frustrato, ma anche Katya svelerà numerosi volti mostruosi dietro l’apparente, vuota maschera da piccola star. Così ai due non rimarrà che sfoderare il peggio del proprio repertorio per annichilire l’avversario, in un finale veramente sorprendente. A cui si giunge mediante l’innovativo sistema di ripresa di tre camere digitali contemporanee (una per ogni protagonista e una terza per entrambi), che non solo riduce i tempi di lavorazione, ma permette di lavorare sul film quasi in tempo reale. Col risultato di uno stile narrativo e recitativo teoricamente ininterrotto, che perciò si propone con esiti più teatrali che cinematografici. Cosa che non può non riportare alla mente un capolavoro come Nodo alla gola, in cui Hitchcock oltre che maestro del brivido si dimostrò immenso anche per la capacità di tenerci sulle spine in una vicenda svolta in un appartamento di pochissimi metri quadri. Buscemi ha cercato di fare altrettanto, e anche se non ha raggiunto i vertici di Sir Alfred ci è arrivato davvero molto vicino.
Curiosità
Interview è il remake dell’omonimo film del regista Theo van Gogh, che il 2 novembre 2004 venne ucciso da un fondamentalista religioso a causa di una presunta offesa all’Islam contenuta nel corto Submission: Part 1 dello stesso autore olandese. Il film di Buscemi deve considerarsi la prima parte del progetto Triple Theo; un omaggio al regista prematuramente scomparso che chiuderà la trilogia con i film 06 e Blind Date.