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NON LO DICO A NESSUNO! – scritto e diretto da Luca Monti

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Al Teatro de’ Servi di Roma fino al 3 febbraio

NON LO DICO A NESSUNO! si può definire uno spettacolo CIAO, vale a dire: Coinvolgente, Ironico, Attuale e assolutamente Originale! Cosa si può chiedere di più a una rappresentazione teatrale?! Praticamente nulla. Perché questa piéce tragicomica, scritta e diretta dal giovane talento Luca Monti, rasenta sia la perfezione estetica che quella interpretativa, grazie a otto attori assai giovani, ma che devono aver lavorato sodo per apparire padroni della scena dall’inizio alla fine dello spettacolo.

E, comunque, giovani dovevano esserlo per forza, perché la macchina teatrale impostata dal regista, una trama di impalcature a piani sovrapposti, sulle quali gli attori si muovono in ogni direzione, è chiaramente indirizzata a dei corpi agili, che nondimeno avranno sostenuto ore e ore di allenamento per reggere un andirivieni continuo, di su e giù, di dentro e fuori, all’interno di questa scenografia-grembo attiva e docilmente penetrabile. Il che mi fa indirizzare un ulteriore plauso a Luca Monti, per via di una sceneggiatura di movimenti che si mostra ben articolata, complessa e dinamica, al pari dei dialoghi che le danno vita.

Ma anche gli attori e le attrici non sono da meno del lavoro del regista. E, prima di ogni altra cosa, in loro mi ha colpito la volontà di non voler rubare la scena a qualsivoglia collega, cercando, anzi, di esprimere unitarietà nel coro delle diverse voci presenti sul palcoscenico. Cosa assai preziosa a teatro, dato che permette di gustare ogni diversa nota o accordo in un concerto di varie interpretazioni.

Ed è così che Fabrizio Sabatucci, Riccardo Scarafoni, Francesco Venditti, Marco Bocci, Veruska Rossi, Maddalena Caravaggi, Carolina Irma di Monte e Claudia Potenza, sin dalle prime battute, riescono a coinvolgerci in una fitta trama di amori, passionali o svogliati, allegri o turbati, nei quali non è difficile riconoscersi, vagliando gli intrecci amorosi che si dipanano, labirinticamente, seguendo il tragitto simbolico dell’impalcatura semionirica anzidetta.

Sì, perché e soprattutto di amori che Luca Monti ci parla. Ma non senza qualche arguto guizzo sulla difficoltà intrinseca di fare arte, di idolatrare o detestare il dio denaro, di placare o meno i mostri della gelosia, di perdersi in ogni amplesso o nelle droghe. Per poi scoprire che tutto è illusione, che in fondo il mondo materiale non è che un sogno tangibile dal quale, però, è impossibile svegliarsi.

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