“ELIZABETHTOWN” di Cameron Crowe, sulle strade dell’esistenza
Please follow and like us:
Un film per riscoprire molte sensazioni perdute nelle nebbie della grigia società dei consumi. Per riaffermare i valori dei vincoli famigliari più saldi e il diritto alla felicità, anche se non si è più al top del successo. Tutto questo, in “ELIZABETHTOWN” di Cameron Crowe, viene affrontato tramite il tema del viaggio, in un percorso di andata e ritorno che alla fine del tragitto ci riporta alla poesia della vita, all’essenza dell’essere e non dell’avere, come il buon Erich Fromm ci ha ricordato in uno dei suoi libri più noti.
Ad accompagnarci in questo emozionante transito dentro il senso della vita, sono degli straordinari attori: Orlando Bloom, Kirsten Dunst e una Susan Sarandon come sempre da Oscar. Il loro apporto interpretativo, assieme a quello di Alec Baldwin, Bruce McGill, Judy Greer e Jessica Biel, è di eccezionale importanza al fine di veicolarci nel nucleo dei sentimenti, in quanto ognuno di questi attori ha creduto più che lavorato in questo film. Lo spettatore attento, e non solo il critico, si accorge subito di questo aspetto dirimente. Ed è un peccato che alla fine della proiezione degli interpreti di tale levatura non possano uscire fuori dallo schermo, come in una pellicola di Woody Allen, per ricevere un lunghissimo applauso come accade a teatro dopo delle grandi rappresentazioni. Nulla vieta, ovviamente, di farlo anche al cinema, ma è un’altra cosa, lo sappiamo tutti.
Tornando al film, il primo a calarci nel percorso esistenziale dello stesso è l’attore Orlando Bloom, nei panni del disegnatore di scarpe Drew Baylor. Il cui abissale flop in ambito professionale, seguito dalla morte improvvisa del padre, potrebbe farlo sprofondare nella depressione più nera, se non peggio. Ma Drew gioca la carta del viaggio, del ritorno alla casa paterna, in occasione del funerale, come ultima atout destinata non certo a un grande slam, ma quantomeno alla possibilità di essere ancora in partita in quell’imprevedibile e bizzarro tavolo verde chiamato esistenza.
Poi, Drew, iniziato il suo viaggio, incontrerà la frizzante assistente di volo Claire, deliziosamente interpretata da Kirsten Dunst. E qui la sua anima ricomincerà a planare, anche senza bisogno del volo di linea che lo vede assieme a un’unica hostess come unico viaggiatore. Un viaggio onirico? Chissà. Comunque, tra verosimile e sognante, il resto non va raccontato, ma vissuto in prima persona in questa emozionante commedia che, oltretutto, tramite una colonna sonora suggestiva ed estremamente avvolgente, ha il dono di farci stringere la mano al nostro vero Io. Cosa che non capita davvero spesso.