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“Il Cartaio” di Dario Argento

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Quattro assi e un jolly per il video poker di Dario Argento

Foto della conferenza stampa di Lucia Ferrario

Sino a pochi anni fa, andare a vedere un film di Dario Argento garantiva alla maggior parte degli spettatori una massiccia dose di tensione, spaventi e paure che rimanevano attaccate alle persone, come vischiose ragnatele, ben oltre il tempo di proiezione.

Foto di Lucia Ferrario

Al tempo, si parlava per mesi di un film di Argento, riavvolgendo il nastro delle mutilazioni e di altri orrori con sincera inquietudine.

Foto di Lucia Ferrario

Ma oggi la situazione è completamente cambiata.

Foto di Lucia Ferrario

Perché rispetto all’orrore quotidiano dei morti in guerra e delle decine di corpi dilaniati dall’azione kamikaze di uomini o donne-bomba, francamente anche un film del maestro del brivido risulta uno zuccherino al confronto dell’orribile attualità mostrataci ogni giorno in tv.

Il fatto è che dall’11 Settembre in poi la realtà ha superato di gran lunga la fantasia in fatto di male assoluto e di conseguente orrore. Per cui, non solo Argento, ma tutti gli autori legati al genere sanguinolento devono scontare un notevole impasse, derivante per forza di cose dall’attuale atmosfera di morte globalizzata che nessun film può nemmeno pensare di emulare. Non sappiamo se Argento abbia avvertito tutto questo girando il suo nuovo film. Ma sta di fatto che “Il Cartaio”, per risultare avvincente e intrigante, gioca quattro ottimi assi che suonano come alternativi per arrivare al risultato voluto. Uno di questi assi è l’ottimo pacchetto di giocatori, agguerriti quasi quanto quello di mischia degli All Blacks, costituito dai giovani e giovanissimi attori presenti nel cast. Tra essi spiccano Stefania Rocca (l’ispettore di polizia Anna Mari), Liam Cunningham e Claudio Santamaria (colleghi di Anna), Silvio Muccino (Remo, un giocatore esperto di video poker) e Fiore Argento (la ragazza del manifesto del film, una delle vittime dell’assassino seriale), che per bravura e spontaneità risultano la principale carta vincente di questo giallo a sfondo tecnologico, dove un serial killer sfida la polizia a giocare a video poker nella Rete, imponendo ogni volta come posta in gioco una vita umana.

Gli altri tre assi nel mazzo da poker del film, scaturiscono dall’attento e serrato montaggio operato da Walter Fasano, dalla splendida fotografia con luci naturali messa in atto da Benoit Debie e dal superlativo iperrealismo in fatto di effetti speciali e visivi concepiti da Sergio Stivaletti. In tale contesto, il jolly, che nel poker non esiste, ma che costituisce, come vedrete, una “licenza narrativa” del film, è sicuramente ravvisabile nelle musiche di Claudio Simonetti, davvero imbattibile nel trasmettere dell’autentico brivido con poche ma azzeccatissime sequenze di accordi. Evidentemente, Dario da buon director ha saputo coordinare e valorizzare tutti questi elementi dimostrando di saper giocare molto bene le sue carte…

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