Roberto Baldazzini, il “re” del fumetto erotico (e non solo) mondiale!
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Ciao Roberto e benvenuto su “Palcoscenico”.
Sono molto contento di intervistare uno degli indiscussi “re” del fumetto erotico (e non solo) mondiale.
Non possiamo che iniziare con i tuoi esordi e i primi lavori….
Grazie per la corona…
L’esordio
come disegnatore professionista avviene nel 1982 sulle pagine di Orient
Express, una rivista a fumetti della casa editrice L’isola Trovata
diretta da Luigi Bernardi, con un personaggio maschile, un investigatore
privato, Alan Hassad. Il soggetto e la sceneggiatura erano di Daniele
Brolli.
Ma in realtà a quattordici anni già ambivo a diventare
disegnatore di fumetti e da autodidatta ho cercato di sottrarmi a tutto
quello che poteva distrarmi dall’obbiettivo.
Dopo Alan Hassad con
Lorena Canossa ho creato il personaggio di Stella Noris, un personaggio
femminile, un’attrice, ambientato nella mecca del cinema, negli anni
’50. E’ stata pubblicata su Orient Express la prima avventura e tutte le
altre su Comic Art.
Da quel momento ho riversato tutta la mia
attenzione a personaggi e a figure femminili, in una sorta di ricerca,
sia iconografica che reale.
Quando hai capito che le “estremità” potevano essere le protagoniste delle tue tavole?
Se
parliamo di estremità femminili, cioè i piedi e le gambe, devo
ringraziare due amici, Celestino Pes e Franco Saudelli che mi hanno
introdotto nell’elaborazione e nel riguardo di questa “parte di sotto”
dell’immagine della donna, uso un gergo da disegnatore, non sto parlando
di carne da macello. Fino a quel momento ero molto più attento alla
“parte di sopra”.
Da autodidatta ho imparato l’anatomia e la
composizione poco alla volta, in base alle esigenza e alle esperienze
che la vita mi ha proposto, mi sono messo in discussione parecchie volte
per confrontarmi con dimensioni del disegno che fino a quel momento non
mi appartenevano e il confronto è sempre stato positivo, mi ha
arricchito, mi ha fatto conoscere nuove realtà e nuovi immaginari.
Con
Celestino Pes ho raccontato a fumetti un personaggio femminile molto
discusso, Chiara Rosenberg. Con Franco Saudelli abbiamo creato una
rivista particolarmente “fetish” che si chiama Bizarreries.
Quali fumetti hanno influenzato il tuo modo di disegnare?
Moltissimi,
mi accorgo solo ora che a volte sono state anche letture occasionali
che mi hanno regalato un’ispirazione o una suggestione al di là degli
indiscussi maestri come Magnus, Harold Foster e tanti altri.
Forse in
primo luogo il melodramma che usciva dai fotoromanzi di Grand Hotel
degli anni 50 con le storie a fumetti disegnate da Walter Molino, letti
in tenera età.
Credo che non solo il fumetto sia stato un maestro, ma
anche la fotografia, il fotoromanzo e il cinema, nonché la lettura di
qualche classico.
Per ultimo potrei citare la realtà come fonte prima
di ispirazione, con i suoi piccoli e grandi drammi, con gli
innamoramenti repentini e l’ossessione di conoscere e possedere…
Sai,
sono arrivato alla conclusione che tutto ciò che ho conosciuto nella
mia vita, apparentemente importante o apparentemente inutile, sia stato
comunque necessario e degno di essere stato ascoltato…
Nel tuo ottimo sito (www.baldazzini.it) sono presenti anche numerose foto fetish. C’è differenza nel ritrarre una modella per una foto rispetto ad un fumetto?
Con
Denni Lugli diversi anni fa ci incontrammo e decidemmo che era venuto
il momento di scatenare un’offensiva sul fronte occidentale di carattere
fotografico, cioè fotografare tutte le donne che ci passavano accanto,
raccontare di loro e disegnarle. Un’ impresa titanica ma che comunque
diede alla luce tutta una serie di immagine giocate sul gusto fetish
degli anni ’50, sul glamour e su tutto quello che ci piaceva rivedere
interpretato da giovani modelle. Ad esempio l’incontro con Antonella
Tambakiotis, la “gemella” di Bettie Page, ci ha permesso di ripercorrere
con un gusto “old fashion” immagini di cui io ho sempre avuto una
particolare nostalgia.
Poi arrivò anche Franco Saudelli, che in quel
momento era a corto di femmine alla corda, e tutti quanti insieme ci
dedicammo a scattare e costruire icone. Creammo anche dei fotoromanzi,
sull’onda di quelli sexy-trash degli anni ’60, filone del quale eravamo
tutti innamorati.
Ma per rispondere alla tua domanda, potrei dirti
che tutto ciò che è reale mi serve come palestra per metabolizzare
meglio certi spunti che poi verranno disegnati, oppure raccontati a
fumetti.
Impossibile sottrarci dal chiederti qualcosa circa la tua collaborazione con Franco Saudelli e della serie “BizzarrerieS”…
E’ iniziata circa quatto anni fa, più che una collaborazione è stato uno scambio di emozioni, di confronti su diversi temi del nostro immaginario erotico. Poi certo materiale sviluppato insieme è sfociato nella realizzazione di una rivista, Bizarreries, edita dalla Glittering Images di Firenze.
La differenza principale che riscontro nelle vostre opere è la devozione di Saudelli verso il piede nudo a differenza delle tue “collantate”…sottolineaci queste ed altre “finezze”…
Franco
ama il piede nudo, ma soprattutto il bondage, io sono attratto dalla
relazione del corpo con l’abbigliamento, il piede nudo mi piace metterlo
in relazione con la scarpa, e trovo le corde che debbano “vestire”il
corpo come un abito.
Poi è indubbio che la calza velata (soprattutto
quella che si regge con il reggicalze) sia una mia piccola ossessione e
quindi che mi piaccia “vestire” il corpo femminile con questo
accessorio, fino a farlo diventare un vero e proprio capo
d’abbigliamento, è una diretta conseguenza.
Hai lavorato e lavori spesso nell’ambito della pubblicità e molti spot importanti sono stati “fumettati” con gusto da te: raccontaci le esperienze che più ti hanno gratificato.
Ho affrontato diverse campagne
pubblicitari, tutte stimolanti, ricordo le prime, una per la Erg dove ho
disegnato Superman e un’altra per la Salvarani dove ho disegnato una
specie di Wonder Woman. Ma indubbiamente quella più impegnativa e più
colossale è stata quella per la Tim. Inizialmente si è trattato di
creare un personaggio che si chiamava Tim Mac Cardy, il quale ha
“vissuto” due brevi avventure a fumetti, poi è diventato il testimonial
della carta prepagata della Tim. In seguito ho disegnato personaggi
anonimi per opuscoli e affissioni, immagini di ragazzi e ragazze che
aveva il telefonino attaccato alle orecchie.
Per ultimo, perché anche
questo possiamo considerarlo inserito nel contesto di una campagna
pubblicitaria, la realizzazione del calendario 2003 “Benvenuti a
Torino”, per la città di Torino. Insieme a Chiambretti e allo studio
Frassa di Milano abbiamo sviluppato dodici immagini legate alla città e
ai divi del cinema, è stato molto impegnativo ma l’oggetto finito è
veramente una “figata”.
Una delle tue “muse” ricorrenti è la bella Gisi. Come è nata la collaborazione tra voi due?
a
conosco dal 1998 e insieme abbiamo lavorato parecchio. Lei è una grande
esibizionista e una ragazza molto intelligente. Il suo corpo ha delle
forme classiche, non per niente posa anche come modella all’Accademia di
belle Arti di Bologna, ma forse, ancora di più, è la sua personalità
che mi attrae e che in qualche modo mi ha ispirato per delle storie a
fumetti. E’ una ragazza molto selettiva e decisa, però disposta a
conoscere e a meravigliarsi. Con lei abbiamo ripercorso un vasto
itinerario fetish e tutto questo materiale, compreso quello realizzato
insieme a Denni Lugli, è tutt’ora inedito, probabilmente se riuscirò a
realizzare il sito internet a pagamento questo materiale troverà lì la
giusta collocazione.
Parlaci della tua esperienza con la
rivista “Blue” che ti porta a creare nuovi personaggi che diventeranno
“icone” del magazine…
“Blue” vuol dire Francesco Coniglio,
il suo direttore e creatore. L’incontro con Francesco avvenuto otto anni
fa è stato molto produttivo e proficuo di scambi e collaborazioni. Su
questa rivista sono nati diversi personaggi: la serie di Casa Howhard,
Ginger & Rogers, Chiara Rosenberg e per ultima Aura. La rivista è
stata veicolo per esperimenti, proposte, invenzioni e al contrario ho
ricevuto sollecitazioni, spunti e critiche. In tutti questi anni penso
di poter dire, di non avere solo lavorato per una rivista, ma ho
conosciuto un piccolo mondo e tante persone diverse e particolari. E
posso aggiungere, visto che la sede della casa editrice è romana, di
avere conosciuto da vicino quella splendida città che è Roma e le
sue“bellezze” cittadine.
Nel 2000 presso “Mondo Bizzarro” di
Bologna hai esordito con una personale di pittura, anche se sappiamo che
la pittura è sempre stata una tua passione; come mai hai temporeggiato
così tanto prima di proporti in questa nuova veste?
Nella
prossima vita probabilmente farò una sola cosa, ma in questa ormai mi
sono giocato la partita, troppo tardi per tornare indietro: se l’istinto
mi porta in una certa direzione lo devo assecondare. Così nel 2000 era
arrivato finalmente il momento di fare una mostra di tele, l’avevo
sempre sognato, ma mi mancava l’ispirazione, quando è venuta sono
partito e ho dipinto per una lunga estate calda e oltre, fino a
realizzare su tela dieci splendide Fate. E’ stata una ricerca sulla
forma ma di più sul colore, fino ad allora il colore lo avevo sempre
relegato in secondo piano rispetto al bianco e nero. Ora sto aspettando
il momento di prepararne un’altra, devo solo focalizzare e acchiappare
al volo una delle idee che mi ronzano nella testa per andare in questa
direzione.
Ed ora classica domanda da musicista: una colonna sonora ideale per un tuo fumetto…
Io
ho un amore da sempre per gli 40 e 50 e quando disegnavo Stella Noris
non facevo altro che ascoltare Glenn Miller, mi dava una carica non
indifferente, e intercalavo a volte l’ascolto dei Devo e dei Talking
Heads. Non so se sarebbe ideale per un fumetto che ho gia fatto o devo
ancora realizzare, ma, da colonna sonora a colonna sonora, quella di
Barry Lyndon mi fa venire la pelle d’oca, ha un che di romantico, epico e
apocalittico insieme che penso sottolinei bene il mio stato d’animo di
quello che ho voluto e vorrei rappresentare.
Ma è indubbio che in
testa all’ascolto, per un fumetto che devo ancora realizzare e so quale
potrebbe essere, c’è Lou Reed, con canzoni come “Sunday morning”,”Candy
says”, “We’re gonna have a real good time together”, per finire con
“Walk on the wild side”.
Tre film da consigliare agli amanti delle estremità….
Non
credo di esser un feticista in senso stretto delle estremità femminili,
sono un feticista dell’immagine prima di tutto…però mi sento di
consigliare tre film che in qualche modo hanno a che fare con la mia
idea di feticismo. Il primo “Una gatta sul tetto che scotta”che al di là
dello straordinario cast e del fascino del dramma familiare c’è una
scena di Paul Newman con Liz Taylor dove lei si cambia le calze dopo che
se le era sporcate che trovo decisamente sexy-naturale…La Taylor è il
mio prototipo di femmina incantata…Il secondo “Millionaire Hotel di Wim
Wenders dove il personaggio femminile cammina a piedi nudi per le strade
sporche in una dimensione tra cielo e terra, quelle immagini mi hanno
dato un grande senso di realtà…Il terzo “Quarto potere” di Orson Wells,
un film dove mi sono riconosciuto nella figura maschile e nella dinamica
dello sforzo del protagonista di vivere il proprio dramma con il
potere.
A proposito di film…è vero che ti piacerebbe debuttare come regista?
La realtà la vedo scorrere sotto i miei occhi, poi ci aggiungo la mia immaginazione e il gioco è fatto!
Ah!
Mi prendi in castagna, sai, dipende da quanto tempo dovrei stare
lontano dal disegno…ma anche qui credo sia un problema legato agli
incontri che si fanno, io ho poco a che fare con il mondo del cinema
però mi piacerebbe conoscerlo più da vicino…Per me il film ha sempre
rappresentato un messaggio più che un intrattenimento o un’evasione…e
poi credo che al di là del mezzo espressivo ci siano idee che forse
trovano il giusto sviluppo solo con un linguaggio, ma comunque sto
ancora cercando il messaggio…
Inevitabile…i tuoi progetti futuri?
Difficile
raccontarti di progetti quando tutto mi si sta trasformando sotto gli
occhi e soprattutto in un momento dove mi spendo nella ricerca. Sai, a
volte ci sono i momenti nei quali sono lontano dalla mischia e desidero
starne lontano per vedere crescere giorno per giorno una mia
creatura…Poi e indubbio che questi momenti finiscono e mi ritrovo
catapultato a realizzare o a vedere pubblicato le mie cose , oppure
inaugurare una mostra…
Ma per parlare di cose concrete: ho appena
finito di raccontare la storia di Aura sulle pagine della rivista Blue, e
prima o poi la si potrà leggere in un libro, almeno spero; in questi
giorni ho terminato l’inchiostro del terzo volume della saga di Casa
Howhard, che dovrebbe essere pubblicato dalla Kappa Edizioni in autunno;
in settembre uscirà in Francia il libro di Chiara Rosenberg edito dalla
casa editrice “La Musardine”, in quel periodo dovrei essere là con una
piccola mostra dedicata a questo personaggio. Di pratico, matita alla
mano, ho appena inventato un nuovo personaggio, si chiama Beba, una
super-super erotica eroina underground!
Bene Roberto, ora manda un saluto a tutti i tuoi ammiratori “telematici” collegati con “Palcoscenico”….
Amo
la carta, l’oggetto libro, la fotografia, l’album fotografico, la tela e
l’odore dell’acrilico, mi piacciono le donne in carne e ossa eppure mi
trovo qua davanti al fac-simile di un televisore a comunicare con una
platea di utenti virtuali…in un primo momento non volevo “accettare”
internet, il computer stesso come stile di vita, poi invece mi ci sono
catapultato dentro e ne ho scoperto tutti i pregi, anche alcuni difetti,
ma resto dell’idea che l’esperienza vada fatta, con qualsiasi… mezzo!